Itinerario nella provincia di Novara

Oleggio. Il Giudizio universale nella chiesa di San Michele

Le tappe dell’itinerario

Affiancato alla statale Ticinese che da Novara sale al lago Maggiore, Oleggio è oggi un centro di rilievo grazie al suo sviluppo economico e alla produzione di vino e latte di qualità. Non gli mancano comunque una lunga storia e monumenti importanti come le fortificazioni medievali, la Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, gli Oratori della Madonna di Loreto, di san Cristoforo della Costa e di Santa Maria di Galnago. Propone ai suoi visitatori due musei, il primo dedicato alle forme della religione popolare e il secondo, il museo etnografico Franchini, specializzato sulla vita e le attività locali del passato.


Il nostro interesse si concentra ora sulla chiesa dedicata all’arcangelo San Michele, inglobata nel cimitero di Oleggio. È una basilica romanica in pietra, articolata su tre navate absidate e una cripta. Conserva al suo interno alcuni cicli pittorici fra i pochi esempi di arte romanica ancora visibili nel Nord Italia. L’Arcangelo ne è naturalmente protagonista e ispiratore: molto rara è, ad esempio, la descrizione del miracolo sul Monte Gargano che darà origine al santuario pugliese di Monte Sant’Angelo, alla diffusione del culto micaelico nel mondo e allo sviluppo dei pellegrinaggi verso i tre santuari del Gargano, della Sacra di san Michele in Val di Susa e del Mont-Saint-Michel in Francia.

L’arcangelo è anche protagonista della grande rappresentazione del Giudizio universale visibile sulla controfacciata. L’opera risale all’incirca al 1060 e mostra il classico schema medievale del giudizio, articolato su fasce orizzontali sovrapposte. Lo stile è quello del primo romanico lombardo, con influssi ottoniani e bizantini.

La figura centrale è quella del Cristo giudice. Quel che ne resta (a seguito dei lavori di apertura di una finestra, ora tamponata) lo fa intuire vestito regalmente e seduto su un trono all’interno della tradizionale mandorla ovale.

La prima fascia orizzontale in alto è dedicata ai cori angelici e agli intercessori. Al centro dovrebbero essere i quattro arcangeli (Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele), di cui due ancora parzialmente visibili. Seguono le figure intercessorie della Madre di Gesù e del Battista. Di seguito sono poi raffigurati i diversi cori degli angeli, in parte riconoscibili dai loro attributi.

Il secondo registro è dedicato al tribunale celeste formato dai dodici Apostoli. Essi indossano tunica e mantello, siedono su scranni di legno e poggiano i piedi su una predella.  Non hanno attributi particolari, ma possono riconoscersi dalle fattezze dei volti, come nel caso di San Pietro e San Paolo.

La terza fascia raffigura la corte celeste dei beati. Nelle attuali condizioni si riconoscono appena alcune donne sante velate e un gruppo di santi in abiti sacerdotali.

A destra della porta d’ingresso era l’Inferno, sintetizzato nell’immagine apocalittica di Lucifero incatenato. A sinistra è invece raffigurato il Paradiso, secondo l’immagine bizantina del Seno dei Patriarchi. Le figure venerande e ieratiche di Abramo, Isacco e Giacobbe siedono in tre nicchie ad arco, separate da colonnine. Raccolgono nel grembo, in un lembo dei loro mantelli, le animulae dei beati. La fonte di questa immagine è la pagina del vangelo lucano dedicata alla vicenda del povero Lazzaro e del ricco Epulone, dove si riferisce che, alla sua morte, l’anima del mendicante fu portata dagli angeli nel seno di Abramo. Il carattere paradisiaco dell’immagina si rafforza con la presenza delle tre corone di gloria che sovrastano i patriarchi, secondo la parola apocalittica del Signore: «Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita».

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