Itinerario nella provincia di Firenze
Firenze. Paradiso e Inferno nella Cappella del Bargello
Le tappe dell’itinerario
Il Bargello è oggi un Museo tra i più visitati di Firenze ma il suo passato nasconde molte sorprese. Fu – per cominciare - il primo edificio pubblico fiorentino in età medievale. Divenne poi per secoli la residenza del podestà, che amministrava la giustizia civile e penale. Nel Cinquecento si trasformò in Tribunale e sede dei giudici. Nel 1574 fu trasformato in carcere per volere di Cosimo I e prese il nome di Bargello, dal capo degli sbirri che agli ordini degli Otto di Guardia e Balia si occupava di catturare, interrogare e giustiziare traditori e criminali. Solo nella seconda metà dell'Ottocento, quando si decise di spostare le carceri alle Murate, il palazzo diventò Museo Nazionale. Si racconta che nel Trecento la Cappella del Palazzo accogliesse i condannati a morte in attesa della loro esecuzione capitale. Si decise così di decorare le pareti della Cappella con pitture abbinate alla sua destinazione. Il ciclo, datato tra il 1332 e il 1337, è così interamente dedicato alle Storie della Maddalena, protettrice dei peccatori, e di San Giovanni Battista, patrono della città, con scene relative al Paradiso e all’Inferno, con un intento didascalico e ammonitore. Probabilmente l’opera fu realizzata da un gruppo di seguaci di Giotto, se non proprio dallo stesso Maestro.
La raffigurazione del Paradiso – che i condannati a morte osservavano al loro ingresso in cappella - è articolata in tre scene. In alto vediamo l’apparizione parusiaca del Cristo giudice, assiso sull’arcobaleno della nuova alleanza, all’interno della mandorla sostenuta dai cherubini. La fascia centrale è popolata dalla schiera dei santi, individuati dai nimbi dorati sul capo. In basso si affollano le schiere dei beati, promossi allo scrutinio finale. Essi sono rivestiti dei lunghi abiti da cerimonia, secondo il dress code urbano del tempo. Vicini all’occhio dei frequentatori della cappella, sono anche più facilmente riconoscibili: tra essi è giustamente nota la prima immagine dipinta di Dante Alighieri.
Uscendo dalla cappella i condannati a morte osservavano l’immagine dell'Inferno. Lucifero ne occupa la postazione centrale, nel luogo più lontano dall’opposta figura del Cristo giudice. Lucifero è un mostro divorante, che afferra con le mani i dannati e li porta alle sue tre bocche. Altre bocche di drago fuoriescono dal suo trono e ingoiano dannati. Tra le gambe ospita accoglie mostri. Ai due lati i demoni provvedono ad applicare la pena del contrappasso ai recidivi dei vizi capitali.
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