Itinerario nella provincia di Pistoia
Pistoia. Il pulpito di Giovanni Pisano nella pieve di Sant’Andrea
Le tappe dell’itinerario
La pieve di Sant’Andrea è posta lungo uno dei percorsi della via Francigena, quello che dalla porta settentrionale della città di Pistoia si dirigeva verso i valichi appenninici. La pieve risale al secolo dodicesimo (la data del 1166 è sull’architrave della porta maggiore) e contiene un gioiello della scultura trecentesca quale il pulpito di Giovanni Pisano. Il pulpito ha forma esagonale e appoggia su sette colonne di cui due sorrette da leoni stilofori e una da un telamone ricurvo, mentre la colonna centrale poggia su tre figure: un leone alato, un'aquila e un grifone. Il programma iconografico dei pannelli del pergamo è basato su episodi della vita di Cristo: l’annunciazione, la nascita di Gesù e il primo bagno, l’annuncio ai pastori, il sogno e l’adorazione dei Magi, la strage degli innocenti, la crocifissione e il giudizio universale.
La visione di Giovanni Pisano dell’ultimo giorno vede al centro l’immagine del Cristo. Il Giudice siede sul trono e mostra le stimmate della passione. Allunga in basso la mano destra in segno di accoglienza per i beati e sfiora la così la mano sollevata della madre Maria che intercede per i risorti. La mano sinistra dà invece via libera alle milizie celesti impegnate nella caccia ai dannati. Sulla scena emergono una quarantina di personaggi celesti e terrestri. Due angeli mostrano ai risorti la grande croce di Gesù e recano in mano gli strumenti della passione. In cielo su una nube siede il tribunale celeste degli apostoli; ne vediamo sei, compreso l’imberbe Giovanni, tutt’altro che ieratici, mentre discutono animatamente sugli eventi in corso. Ci spostiamo sullo spigolo destro, dove una coorte di angeli tubicini suona le trombe e chiama i morti a risvegliarsi. La risurrezione dei morti è descritta in basso. I risorgenti, nudi o ancora avvolti nel sudario, escono dai loro sepolcri, talora aiutandosi a vicenda, e guardano al giudice in attesa della sentenza. Un corteo di cinque beati (tra cui un vescovo e un frate) è guidato da Maria verso il giudice. Del tutto diverso è lo stato d’animo dei reprobi. Accusati dagli angeli vindici li vediamo sconvolti dalla notizia della loro condanna e inorriditi di fronte al destino che li attende. Il viso coperto dalle mani esprime il rifiuto di prendere coscienza delle conseguenze del proprio peccato. E infine l’epilogo. Un dannato finisce nelle fauci di un satiro selvaggio. Lucifero troneggia nel fondo dell’Inferno; lo vediamo nelle forme mostruose di un Fauno selvatico mentre seleziona accuratamente i peggiori dannati e li stritola con le mani.
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