Itinerario nella provincia di Verona

Le immagini del Giudizio finale nella Basilica di San Zeno

Le tappe dell’itinerario

Tappa d’obbligo per chi visiti Verona, la Basilica di San Zeno è certamente una delle più belle chiese romaniche esistenti in Italia. Sue attrazioni giustamente famose sono il protiro di Maestro Niccolò, il rosone con la ruota della fortuna, la porta con le formelle bronzee, la cripta con la tomba del santo, il presbiterio rialzato, la statua di San Zen che ride, il complesso degli affreschi. Noi vi andiamo alla ricerca di ben quattro immagini del Giudizio universale. Dopo aver ammirato la facciata, inquadrata tra la tozza torre dell’Abbazia e lo slanciato campanile, iniziamo la visita dal chiostro, seguendo il percorso turistico consigliato.


Troviamo subito il pannello che riproduce in scala, a beneficio del visitatore, il grande Giudizio universale inciso agli inizi del Duecento sul timpano della facciata esterna (invisibile dal basso a causa della perdita del colore). La composizione è organizzata negli spazi compresi tra le lesene del timpano. Nello spazio centrale compare il Cristo in trono affiancato dagli angeli che mostrano gli strumenti della passione e dai due intercessori; nel registro in basso è seduta la corte dei dodici apostoli. Il volet di sinistra mostra in successione gli angeli tubicini, un arcangelo che accoglie il corteo dei beati, la risurrezione dei morti dai loro sepolcri e il Paradiso, simbolizzato nel seno di Abramo. Il volet di destra mostra simmetricamente gli angeli tubicini, l’arcangelo Michele con la spada sguainata che scaccia i dannati, il diavolo che accompagna il corteo dei reprobi, Lucifero re dell’inferno con due dannati tra le braccia tra le fiamme infernali.


Percorrendo il chiostro e giunti alla sala del Capitolo, troviamo un secondo esteso Giudizio finale affrescato intorno alla porta. L’opera è del veronese Paolo Ligozzi e risale ai primi del Seicento. Come d’abitudine il registro superiore del dipinto è ambientato tra le nuvole: i dodici apostoli siedono (piuttosto comodamente, si direbbe) sui soffici cirri e fanno ala a Gesù, ai due intercessori e alle ali tricolori degli angeli tubicini. A sinistra della porta vediamo la scena della risurrezione dei morti. Le ossa sparse e i teschi preludono alla ricomposizione degli arti e alla restaurazione dei corpi, che giunge a compimento nella statuaria figura virile in piedi, ritratta mentre si libera dalle ultime bende del sudario. Gli angeli abbracciano i beati e li accompagnano verso il cielo. La sezione del dipinto a destra della porta è dedicata all’Inferno. Molto realistica la scenetta dell’anziano che saltella tra le fiamme per evitare di scottarsi troppo e della giovane donna al suo fianco che cerca di spegnere con le mani i lunghi capelli biondi che hanno preso fuoco.


Entriamo nella basilica e saliamo al presbiterio. Sulla parete lungo le scale a sinistra troviamo un affresco del secolo dodicesimo con una sintetica scena del Giudizio finale, di ascendenza bizantina. Gesù è al centro della scena, seduto sul cuscino del trono con le piaghe della crocifissione bene in evidenza, mentre giudica l’umanità con il gesto delle mani. Lo affiancano la madre Maria e Giovanni Battista, nel ruolo degli intercessori. Il Precursore indossa un mantello rosso (colore del martirio) sopra la tunica realizzata con la pelle di cammello. Ai fianchi della Deesis vediamo due angeli riverenti e San Zeno con la mitria episcopale. Sotto i piedi di Gesù vediamo un riquadro che mostra gli strumenti della passione: la croce, la lancia e la canna con la spugna dell’aceto. Ai lati sono due scene simmetriche di morti che risorgono dal sepolcro comune. A sinistra il gruppo dei risorgenti è descritto in preghiera, con il volto sereno: si tratta dunque degli eletti. A destra i risorti mostrano i segni dello sconcerto e dello spavento: si tratta evidentemente dei dannati.


L’ultima immagine che proponiamo è una delle formelle che compongono la celebre porta bronzea di San Zeno e che descrivono prevalentemente episodi dell’antico e del nuovo Testamento. Vediamo un Cristo seduto in maestà. Ha il nimbo crociato sul capo e solleva la mano destra nel gesto del giudizio. Con la mano sinistra regge il libro della vita. Due angeli lo incensano. Due cherubini, con sei ali ciascuno e con le ruote sotto i piedi, mostrano una grande croce tempestata di gemme. La formella combina con trasparente simbologia elementi tratti dalla visione dell’Apocalisse di San Giovanni e dalla visione del profeta Ezechiele.

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