Itinerario nella provincia di Genova

Genova. La chiamata degli eletti nella chiesa del Carmine

Le tappe dell’itinerario

Dalla città universitaria della Nunziata si risale il pendio che porta alla piazza del Carmine, seguendo il largo tornante di via Polleri o le viuzze più dirette. Qui troviamo il complesso della Nostra Signora del Carmine, all’inizio del rettifilo che sale all’Albergo dei Poveri. La chiesa del Carmine conserva ancora oggi la sua antica impronta gotica trecentesca ma è soprattutto diventata una sorta di sacrario dell’ordine mendicante dei Carmelitani e una pinacoteca seicentesca dedicata alla santità carmelitana.  Coerentemente con la spiritualità del Carmelo, numerose tele che decorano la chiesa sono dedicate alla liberazione delle anime purificate dalle fiamme del Purgatorio per intercessione della madre di Dio. Se il soggetto iconografico del Purgatorio è certamente ripetitivo, preferiamo allora concentrare l’attenzione su un’animata tela dipinta da Aurelio Lomi nei primi anni del Seicento, durante la sua operosa permanenza a Genova. Il tema è quello del giorno del Giudizio universale, quando uomini e donne risorgeranno dalla morte e saranno chiamati in Paradiso o condannati all’Inferno. Il Cristo giudice è effettivamente raffigurato in alto, come pure è presente qualche immagine di dannazione. Ma l’enfasi del dipinto è posta soprattutto sulla scena della chiamata degli eletti, evento cui Lomi dedica lo spazio prevalente. I corpi dei risorti sono descritti integri, nudi o appena velati, nel momento della loro fuoriuscita dai sepolcri. I risorti hanno tutte le età: sono giovani glamour, anziani canuti, putti giocosi. Tra loro scendono gli angeli per accoglierli, incoraggiarli, indicare loro la via del cielo, accompagnarli nell’ascesa. Gli angeli vestono abiti eleganti, raffinati, principeschi. Hanno acconciature elaborate. Si prendono cura dei risorti con gesti premurosi. Fin dai primi momenti mostrano ai beati quello che sarà il modus vivendi in Paradiso.

Nell’angolo in basso a sinistra lo spettacolo cambia radicalmente. L’arcangelo Michele, armato, usa la forza per accompagnare con decisione i dannati verso l’Inferno. I malvagi urlano tutto il loro sconcerto e il loro disperato rifiuto; ma grossi serpenti che escono dalle cavità infernali li avvolgono nelle loro spire e li azzannano, anticipandone i supplizi. Il “bello” che caratterizza il gruppo degli eletti, si trasforma qui nel “brutto”, nel deforme, nel violento. Il pittore Lomi riesce a rendere con grande efficacia la teratologia della dannazione: i cattivi si deformano e assumono fattezze diaboliche. Schiacciato dalla calca, un dannato mostra gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata nell’urlo cui è mancato il fiato.

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