Itinerario nella provincia di Brescia
Sirmione. Il Giudizio di San Pietro in Mavino
Le tappe dell’itinerario
Sirmione è una punta di freccia lanciata nel lago di Garda, una penisoletta incantevole, una testimone di storia e d’arte che risuona ancora delle gioiose risate del poeta latino Catullo: «Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude gaudente; vosque, o Lydiae lacus undae, ridete quidquid est dome cachinnorum». Chi dalle Colombare percorre lungamente la strada rivierasca e poi s’infila nelle stradine del borgo, tra la Rocca scaligera e la chiesa di Santa Maria, coglie la presenza di un turismo multicolore e cosmopolita e apprezza le molteplici risorse, dalle terme agli alberghi e ai bagni di lago. Basta però che si allontani di pochi metri e risalga il colle, per lasciarsi alle spalle le folle del turismo di massa e ritrovare la pace accanto alla chiesetta di San Pietro in Mavino. Sulla pietra è inciso un esplicito invito: «Ascolta il silenzio…». Entrati nella chiesa, troviamo la compagnia di una folla di santi e di sante che ci scortano verso l’absidiola centrale. Qui, nel catino dell’abside, troviamo la scena centrale del Giudizio finale, un po’ incrinata e appannata, ma ancora perfettamente leggibile.
Il Cristo giudica l’umanità seduto sull’arcobaleno della nuova alleanza. Egli è al centro della mandorla, quel varco apertosi nell’empireo per consentire il ritorno di Gesù sulla terra. Indossa una tunica regale, tempestata di gemme, cui si sovrappone il mantello color rosso di martirio. Porta sul capo un nimbo crociato e mostra le stimmate della passione sugli arti e sul costato, mentre allarga misericordiosamente le braccia per accogliere i beati all’ombra dei rigogliosi alberi del Paradiso terrestre. Due angeli sontuosamente abbigliati suonano le loro lunghe trombe per chiamare i morti al risveglio. Due gruppi di morti si sollevano dai loro sepolcri e si presentano al giudizio. Un gruppo è accolto tra i beati ed esprime con i gesti della preghiera la sua riconoscenza al giudice. L’altro gruppo è invece assalito dai serpenti e prende così conoscenza del suo destino di dannazione. A loro favore due personaggi inginocchiati ai piedi del giudice intercedono per chiedere misericordia: sono Maria, la madre di Gesù, e Giovanni battista il precursore.
Usciamo dalla chiesetta di San Pietro e raggiungiamo in pochi passi i grandiosi resti della villa romana di Sirmione. Il turbamento della recente visione dell’Oltretomba si stempera nell’orizzonte di bellezza superba del lago di Garda. Un paesaggio che faceva esclamare a Catullo: «Paene insularum, Sirmio, insularumque ocelle, quascumque in liquentibus stagnis marique vasto fert uterque Neptunus, quam te libenter quamque laetus inviso». E cioè: «Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate, con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti».
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