Itinerario nella provincia di Cremona

Soncino. Il Giudizio finale in Santa Maria delle Grazie

Le tappe dell’itinerario

Soncino, in provincia di Cremona, conserva un bel centro storico d’impronta medievale. Le strette strade e le case torri si alternano ai palazzi signorili e ai tipici portici. Si riconoscono con facilità le tre piazze del medioevo: la piazza ‘politica’ con gli uffici pubblici, la piazza ‘religiosa’ con la pieve e il convento, la piazza ‘mercantile’ sede del mercato settimanale. Impressionano la Rocca Sforzesca e la cinta muraria ancora molto ben conservate. Importante è il Museo della Stampa con il suo centro studi, testimonianza dell’antica tradizione soncinese della stampa, importata
dalla Germania. Il nostro interesse si concentra ora sulla chiesa di Santa Maria delle Grazie costruita nel 1501 a opera dei padri carmelitani sull’antica strada Calciana che collegava Bergamo a Cremona. La chiesa è a pianta rettangolare a navata unica con cinque cappelle per lato. L’interno è interamente affrescato su due diversi piani sovrapposti, con opere di Giulio Campi, di Bernardino e Francesco Carminati e del soncinese Francesco Scanzi.


Due pittori locali, i fratelli Francesco e Bernardino Carminati, furono incaricati nel 1530 di decorare la controfacciata con una visione del Giudizio universale. In alto è descritto il Paradiso, con la corte celeste raccolta intorno a Gesù. Il Cristo giudice scende dall’empireo soprastante, sfolgorante di luce solare, e siede sulle nuvole. Rivestito da un mantello color rosso, mostra ai risorti le ferite sulle mani e sui piedi e sul costato. La sua parusia è accompagnata dall’esibizione degli strumenti della passione (la corona di spine, i chiodi, la croce, la colonna della flagellazione, la lancia e la canna con la spugna) a cura di un gruppo di angeli in volo. Il giudice è affiancato dai due intercessori (la madre Maria e il precursore Giovanni Battista) che ne impetrano la misericordia nei confronti dei risorti. Sugli spalti celesti siedono gli apostoli (ben riconoscibili Paolo con la spada e Giovanni con il vangelo e il calice) e una selezione di pontefici, santi fondatori di ordini, vescovi e religiosi. Due angeli tubicini fanno squillare le trombe del giudizio.

Ci trasferiamo ora sulla terra. A sinistra del portone d’ingresso sono raffigurate tre scene diverse. La prima è la risurrezione dei morti: i corpi dei risorti emergono dalla nuda terra del cimitero planetario. La seconda scena ritrae il Purgatorio: un gruppo di anime purganti emerge da un fossato fiammeggiante in attesa di espiare la propria pena. La terza scena vede i giusti accolti dagli angeli e accompagnati verso la colonna di luce che conduce al cielo.

Sulla parete a destra del portone d’ingresso è descritto l’Inferno. In primo piano vediamo l’arrivo del corteo dei dannati sulla trista riviera del fiume infernale. La scena è una citazione del canto terzo dell’Inferno (“quando noi fermeremo i nostri passi / su la trista riviera d’Acheronte. / Ecco verso noi venir per nave / un vecchio bianco per antico pelo / gridando: guai a voi, anime prave! / Non isperate mai veder lo Cielo: / I’ vegno per menarvi all’altra riva / nelle tenebre eterne in caldo, e ‘n gielo”). I dannati sono accolti a colpi di forconi incandescenti, infilzati dai diavoli e condotti a suon di bastonate verso la nave di Caronte. Al di là del fiume si offre l’apocalittico spettacolo della Babilonia infernale in fiamme. Un furioso incendio brucia le architetture urbane della civitas diaboli. Tra il fumo delle case in combustione, si aggirano le ombre di diavoli che trasportano i dannati, li incatenano e li spingono verso l’ingresso dell’Inferno, la gola del mostruoso Leviatano biblico. Le pene infernali non sono mostrate, ma tra gli uomini e le donne condotte alla perdizione spiccano le tonsure dei religiosi infedeli ai loro voti e persino la mitria di un vescovo.

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