Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Dal piazzale della località sciistica di Passo Lanciano (1306 m) si segue per pochi passi la strada che scende a Lettomanoppello e, dopo le ultime case, si va a destra su una larga strada bianca che entra nel bosco. Il percorso è abbondantemente segnalato e corrisponde al sentiero D1 del Parco. Quando si esce dal bosco deviando a destra sul Piano di Tarica, conviene fare attenzione.

Non lontana, tra i faggi del bosco del Piano di Rienzi, è la sorprendente Capanna di Cerrone. Si tratta di grande blocco di pietra a tronco di cono. Un artista della pietra, con scalpello e martello, l’ha scolpita all’interno, l’ha progressivamente svuotata dal calcare, l’ha dotata di una porta armoniosa e di un camino e vi ha realizzato un focolare, una nicchia per conservare e un piano rialzato rispetto al pavimento destinato a giaciglio. Di questo piccolo capolavoro dell’architettura spontanea della Maiella, realizzata tra il 1880 e il 1890, è noto l’autore: la guardia forestale Alfonso Cerrone, nato a Vittorito di Caramanico nel 1845 e morto nel 1942 a Lettomanoppello.

Si scende ora lungamente sul versante orientale della Maiella con ampie vedute panoramiche sul mare Adriatico e il tappeto ondulato delle colline costiere. I pendii del Castelluccio e del Colle del Faggio sono ricchi di relitti del mondo agro-pastorale del passato: muretti di recinzione, fondi agricoli e coltivi abbandonati, pascoli ricespugliati, resti di capanne di pietra.

Dopo un’ora e mezzo di discesa si può sostare presso il rifugio Tre Are costruito in pietra a secco, piccolo e spartano, accessibile e ben curato dai pastori della zona. Ripreso il cammino si entra nel bosco. Con un occhio attento è possibile scoprire alcuni begli esemplari di capanne di pietra ancora in buone condizioni. Incrociamo il sentiero dello Spirito (che collega gli eremi e i luoghi di culto della Maiella settentrionale), le sterrate e le piste che si dirigono a ovest verso Roccamorice e ad est verso il Calvario di Pretoro. Il percorso entra nel Fosso di Sant’Onofrio e diventa ora piuttosto ripido e in qualche tratto anche esile e scomodo. Si raggiunge comunque, a 650 metri di quota, l’eremo di Sant’Onofrio, preceduto da un’area picnic dotata di fontana. Il nucleo dell’eremo consiste in un’ampia grotta con un giaciglio di pietra (la “culla di Sant’Onofrio” dove i pellegrini praticavano la litoterapia e vi strofinavano le parti doloranti del corpo). La grotta è preceduta da un altare a doppio ingresso con la statua del santo eremita e da un’aula liturgica chiusa da una struttura muraria esterna. Scendendo sul sentiero d’accesso all’eremo si tocca un terrazzino, da quale la discesa prosegue fino a raggiungere la strada asfaltata e la frazione Brecciarola. In alternativa è possibile seguire un sentierino sulla destra che traversa il bosco, tocca la casa di Gemma, un tempo abitata e ora ricolonizzata dal bosco, e scende nei pressi dell’abbazia di San Liberatore. In tutti i casi, raggiunta la strada di fondovalle e prima di scendere a Serramonacesca (276 m), stanchezza permettendo, è consigliabile dedicare una visita attenta alla splendida chiesa romanica, preceduta dai resti delle strutture abbaziali, seguire il sentiero ripario del fiume Alento per visitare le tombe rupestri dei monaci e salire a visitare il panoramico Castel Menardo.

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Itinerari

Sulla via dei monaci da Passo Lanciano all’Abbazia di San Liberatore

La parte alta del versante settentrionale della Maiella è una grande terrazza panoramica che si affaccia su tutto l’Abruzzo adriatico. Più in basso, il versante che scende verso la valle dell’Alento è solcato da una lunga serie di vallette boscose e di ripidi fossi. Nelle pieghe di questo territorio si incastonano gioielli storici che sono frutto della secolare presenza dei monaci. È il caso dell’abbazia di San Liberatore, del Castel Menardo, della necropoli rupestre, della torre di Polegro e dell’eremo di Sant’Onofrio. Una lunga via di monticazione traversa quest’area e sale dal paese di Serramonacesca (che anche nel nome richiama il tradizionale insediamento dei monaci) in direzione di Passo Lanciano e dei pascoli alti della Maiella. Lungo questo storico tratturo si muovevano i monaci alla ricerca di luoghi di ascesi e i collaboratori laici delle grance della badia che si occupavano della cura delle greggi, della coltivazione dei campi d’altura e della raccolta dei frutti del bosco. Oggi l’oblio ha completamente sommerso questo mondo del passato. Vi affiorano soltanto le sue reliquie più resistenti come le capanne di pietra, gli eremi, i rifugi. A far compagnia ai pastori superstiti sono ormai gli escursionisti che percorrono i bei sentieri rivitalizzati dal Parco nazionale della Maiella. Questo itinerario, proposto in discesa per la sua lunghezza e il dislivello, va alla scoperta del mondo di pietra della Maiella. Sono le pietre che hanno costruito i muretti di confine, le capanne a tholos, gli asceteri. Una pietra che ha persino assunto il ruolo terapeutico sacrale di cura dei mali del corpo per i pellegrini della “culla di Sant’Onofrio”.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

San Liberatore è da considerare tra le prime e più suggestive testimonianze dell’arte romanica in Abruzzo. Resta attualmente solo il grande corpo in pietra della chiesa a testimoniare la passata grandezza dell’antico complesso monastico legato all’abbazia di Montecassino. L’editore Carsa ha pubblicato nella collana Scrigni un volumetto dal titolo Il Monastero di San Liberatore a Maiella curato da Adriano Ghisetti Giavarina e Marcella Maselli Campagna. Sull’eremo di Sant’Onofrio si consiglia la lettura di Eremi d’Abruzzo - Guida ai luoghi di culto rupestri, scritto da Edoardo Micati e pubblicato dallo stesso editore Carsa.

La ricognizione del percorso è stata effettuata il 3 agosto 2014