Itinerario nella provincia di Milano
Milano. Le vetrate dell’Apocalisse in Duomo
Le tappe dell’itinerario
La cattedrale gotica s’innalza su Milano con lo slancio verticale della sua architettura, con la celebre Madonnina dorata e la lunga teoria di statue di santi, testimoni della fede. Il messaggio che comunica ai milanesi utilizza anche il linguaggio delle navate interne e le immagini delle vetrate. La complessa simbologia delle cattedrali è poeticamente sintetizzata da David Maria Turoldo in questi versi del suo Teatro: «É la chiesa il confine della tenebra; la muraglia del cielo. Via lattea del Signore è la navata; selva immobile le colonne. Arcobaleno eterno è la Volta e la Cripta è la stiva dei corpi che dormono nel Signore. È l’Altare maggiore la mensa della vita; arca del Silenzio il Tabernacolo. Questo capitello e l’altro e l’altro ancora sono un nido di angeli, un fascio di palme, un nodo di sole. Il Chiostro è l’anello della sposa. La Sacrestia è il vestibolo delle nozze. Qui è il limite dello spazio, la camera segreta dell’amore. E la rotondità della terra e la verticalità del Verbo e la percezione della luce. É questo il mistero della Carità. Archi, capitelli, colonne, voi non siete che le forme dello Spirito, la Sintesi; Egli si è fatto in noi di carne, noi ci siamo fatti in voi di pietra, per essere tutti insieme l’Unità».
La vetrata, in particolare, è lo stigma tipico dell’architettura gotica, capace di manifestare con straordinaria efficacia evocativa la storia della salvezza, la realtà concreta della chiesa e l’azione dei suoi santi.
Le visioni dell’Apocalisse di Giovanni si ritrovano nella vetrata-rosone che chiude l’abside centrale, lavorata in varie fasi nel Quattrocento e nel Cinquecento. Tra le tante scene segnaliamo l’immagine di Giovanni evangelista affiancato dall’aquila, tradizionale simbolo giovanneo nel tetramorfo. Vediamo poi i quattro cavalieri dell’Apocalisse che calpestano un tappeto di cadaveri e l’apertura del terzo sigillo con il cavaliere sul cavallo nero e la bilancia in mano (Ap 5). Segue la scena dell’agnello mistico (Ap 14). Vi sono gli eventi finali dell’angelo che incatena Satana (Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni) e del giudizio finale (E vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva – Ap 20).
La battaglia tra San Michele e gli angeli ribelli è il tema di una vetrata della navata sinistra, completata solo nel 1947. L’episodio è tratto dal libro 12 dell’Apocalisse (Scoppiò una guerra in cielo: Michele e i suoi angeli combattevano con il drago; il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi in cielo) che narra come una parte degli angeli si ribella per superbia a Dio; in cielo scoppia una battaglia tra gli angeli rimasti fedeli a Dio, guidati dall’arcangelo Michele, e gli angeli ribelli guidati da Lucifero; i ribelli, sconfitti, acquistano sembianze diaboliche e sono precipitati all’inferno.
Quattro antelli (pannelli) provenienti dalla vetrata dell’Apocalisse e realizzati a metà dell’Ottocento, sono attualmente conservati nel Museo del Duomo. Il primo ha per titolo “Fugit in solitudinem” e deriva dal capitolo 12 dell’Apocalisse che descrive la scena della Vergine con un aureola stellata e raggiante di luce, insidiata dal demonio dalle sette teste. Il secondo antello descrive la scena successiva della Donna che sfugge al drago rifugiandosi nel deserto, mentre il figlio neonato viene preso in custodia da Dio. Il terzo antello descrive la successiva battaglia tra gli angeli fedeli e gli angeli ribelli. Un pannello descrive la Gerusalemme celeste scesa dal cielo sulla terra.
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