Itinerario nella provincia di Milano

Milano. La giustizia umana e la giustizia divina

Le tappe dell’itinerario

Il Palazzo di Giustizia a Milano ospita le sale dei tribunali ma è anche una galleria d’arte. Costruito tra il 1932 e il 1940, in piena era fascista, contiene affreschi, sculture, mosaici, bassorilievi ispirati al tema della giustizia. Fu Marcello Piacentini a dare organicità e coerenza all’intero progetto scegliendo personalmente oltre 140 opere di 52 artisti dell’epoca con cui impreziosire e abbellire il palazzo. Vi convivono lavori più convenzionali insieme con opere di pregio, frutto del genio di artisti come Severini, Sironi, Carrà e Manzù. I soggetti artistici sono numerosi, ispirati alla mitologia, alla religione, alle storie bibliche, ai grandi riformatori. Traspare spesso il rapporto tra la giustizia divina e la giustizia umana, secondo una tradizione che risale al tardo Medioevo e che voleva nelle sale di giustizia i simboli e le immagini del giudice divino. Non stupisce quindi che il tema del Giudizio finale abbia ispirato gli artisti anche nelle aule dei tribunali.


Segnaliamo il Giudizio Universale di Carlo Carrà (1881-1966), affrescato negli anni 1938-39 in un’aula della sezione civile. La scena si svolge all’aperto, sullo sfondo di un monte. I risorti escono dai loro sepolcri col pallore della morte ancora addosso. Al centro della scena è Gesù giudice che accoglie i risorti, accarezza il capo di una fanciulla dai lunghi capelli biondi e con la mano destra alzata indica loro il cielo.


Una seconda opera, emblematica e discussa, è dovuta al fiorentino Primo Conti (1900-1988). È un olio su tela degli anni 1936-38 che ha per tema “la giustizia tra cielo e terra”, visibile in un’aula sempre della sezione civile. Nella parte superiore dell’opera è rappresentato Cristo in trono, col nimbo crociato, sovrastato e ispirato da Dio Padre che ha in mano il libro della Legge. Alla loro destra un’anima beata sale al cielo trainata dall’Arcangelo Michele con la spada. Alla loro sinistra, seguendo il gesto della mano di Cristo, le anime dannate precipitano verso le tenebre dell’Inferno. Nella parte inferiore del dipinto vediamo l’anima di un risorto in ginocchio, che è in attesa del verdetto divino. Ai lati sono collocati celebri personaggi del passato che hanno ispirato l’idea di giustizia e i suoi codici. Tra questi riconosciamo Mosè, Giustiniano, Virgilio, Napoleone. Essi sono preceduti da Mussolini. La presenza del Duce tra i legislatori, sottoposti comunque al giudizio divino, fu contestata e fatta oggetto di una doppia censura. La prima censura fu dello stesso regime fascista e si tradusse in una deplorazione dell’artista e nell’obliterazione del dipinto. La seconda censura risale al dopoguerra e si tradusse nella copertura dell’immagine del Duce. L’opera è oggi restaurata e integralmente visibile.

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