Itinerario nella provincia di Milano
Milano. Due immagini del Giudizio universale nel Museo diocesano
Le tappe dell’itinerario
Il Museo Diocesano di Milano si trova nei chiostri di Sant’Eustorgio, uno dei più antichi complessi monumentali di Milano, costituito dall’insieme unitario della basilica e del convento domenicano, fioriti nel corso dei secoli in un’area significativa per la storia del cristianesimo milanese.
Tra i pezzi più significativi presenti nelle collezioni del Museo c’è una monumentale Ancona della Passione proveniente dalla chiesa di San Giorgio di Annone Brianza. Quest'opera, realizzata intorno al 1570 da una bottega fiamminga di Anversa, fu commissionata dal nobile locale Giovanni Andrea Annone per la cappella di famiglia. Le vicende della Passione di Gesù sono narrate in una serie di pannelli dipinti e di sculture di legno dorato. Le due ante raffigurano nella parte interna la resurrezione di Cristo a sinistra e il Giudizio Universale a destra, mentre all'esterno mostrano rispettivamente San Giorgio col drago e Sant’Andrea con il committente. Il Giudizio universale è articolato in due scene ambientate in cielo e sulla terra. In alto, tra un panneggio di nuvole, il Cristo giudice si rivolge all’umanità risorta con le braccia aperte e mostrando le cinque piaghe. La parusia del Signore è incorniciata da una luce solare sfolgorante e da un alone di aurora rosata. Gesù ha un mantello di colore rosso, simbolo del suo martirio sacrificale. La sentenza di condanna e di assoluzione è tradotta dal doppio simbolo che esce dalla sua bocca: la spada della giustizia e il giglio della misericordia. Il giudice è affiancato dagli avvocati difensori. A sinistra vediamo le tre Marie, con la Madre di Gesù in evidenza che prega rivolta al Figlio con le braccia incrociate sul cuore. A destra è Giovanni Battista, anche lui con il mantello rosso del martirio, che indica Gesù come “colui che deve venire”; alle sue spalle sono gli apostoli Pietro e Paolo. Tra terra e cielo tre angeli tubicini sgusciano dal manto nuvoloso e con il suono delle loro trombe chiamano i morti alla risurrezione universale. La scena in basso descrive la risurrezione dei morti. I corpi nudi dei risorti affiorano dai sepolcri tra le ossa aride, si liberano dai sudari funebri e guardano al giudice in attesa di conoscere il proprio destino. I beati sollevano le braccia nella preghiera di ringraziamento e si mettono al seguito di un angelo che con la croce guida il corteo verso il paradiso. Molto diverso è il destino dei dannati. Grida di raccapriccio e gesti scomposti accompagnano la presa di coscienza della dannazione. Un diavolo verderame, contraltare dell’angelo, abbranca i dannati e li spinge precipitandoli nell’infuocato baratro infernale.
Se si continua la visita del Museo e si percorre la galleria dei dipinti su fondo oro, si scopre una piccola tavola dipinta a tempera che riporta una scena sintetica del Giudizio finale e che appartiene a una serie a soggetto cristologico. L’autore potrebbe essere un pittore marchigiano di Fabriano, attivo tra il 1345 e il 1375, tale Francescuccio di Cecco Ghissi. Il Cristo giudice appare in una mandorla rosso fuoco e indossa una tunica bianca lacerata sul costato per mostrarne la piaga. La sentenza è simbolizzata dalla posizione delle mani: il palmo aperto nel segno dell’accoglienza verso i beati e il dorso che respinge i dannati. Ai lati della mandorla stazionano due angeli che mostrano ai risorti gli strumenti della passione di Gesù: la croce, la lancia e la canna. Al di là dei due angeli gli intercessori, in piedi, si rivolgono al giudice: da un lato Maria, la madre di Gesù, vestita di nero; di fronte è invece Giovanni Battista, che indossa un mantello sull’abito eremitico di peli di cammello. Ai piedi del giudice le trombe dei due angeli tubicini chiamano i morti al risveglio. La scena della risurrezione dei morti si fonde con la separazione dei beati dai dannati. Vediamo infatti a sinistra un lungo sarcofago dal quale spuntano cinque risorti chiamati alla beatitudine eterna. A destra è invece il sarcofago dei risorti destinati alla dannazione: essi sono lambiti dal fiume di fuoco che scaturisce dai piedi del giudice e mostrano nei gesti e nelle espressioni del viso tutto il loro sconforto.
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