Itinerario nella provincia di Siena
Siena. Il pulpito di Nicola Pisano nel Duomo
Le tappe dell’itinerario
La Cattedrale dell’Assunta di Siena esprime tutta la bellezza dell’arte romanico-gotica toscana. Il candore del marmo e le perfette geometrie della facciata sono solo una felice introduzione alla policromia degli interni, alle storie figurate del celebre pavimento e ai tesori di pittura e scultura delle navate, dei transetti e delle cappelle. Osserviamo il pergamo, capolavoro della scultura medievale, realizzato negli anni 1266-68 da Nicola Pisano con l’aiuto del figlio Giovanni e Arnolfo di Cambio. Ha la pianta ottagonale e poggia su nove colonne. Le statue alla base raffigurano le arti liberali; in progressione si sale verso la rappresentazione delle virtù e le storie di Cristo narrate nei pannelli del parapetto. La vita di Cristo prende inizio dalla visitazione e dalla natività; prosegue con l’adorazione dei Magi, la presentazione al tempio, la fuga in Egitto e la strage degli innocenti; trova la sua conclusione nella morte in croce e nel suo ritorno glorioso nel giorno del giudizio universale.
Nicola Pisano ha scolpito il giudizio finale su due pannelli uniti dallo spigolo del Cristo giudice. Il palcoscenico del Giudizio è affollato da un’ottantina di personaggi che raccontano nelle espressioni del viso, nella gestualità e nella plastica del corpo tutta una serie di tensioni ed emozioni, spesso contrapposte. Il motore che genera l’intera azione scenica è Gesù, tornato nel mondo alla fine dei tempi. Lo vediamo seduto su un trono immaginario, sostenuto dal coro degli angeli, ritratto con la barba, i lunghi capelli, vestito di un mantello che lascia scoperti il costato e la piaga provocata dalla lancia del soldato romano. La bocca è aperta nell’attimo in cui sta pronunciando la sentenza di salvezza e di condanna. La doppia sentenza è anche simbolizzata dalla mano destra alzata nel segno dell’accoglienza e nella mano sinistra abbassata a respingere i dannati dalla sua presenza. La presenza al suo fianco della madre Maria in preghiera evoca il versetto del Magnificat: «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1, 51-53). Sotto il giudice, due angeli mostrano il signum crucis e gli strumenti della passione (la lancia, i chiodi, i flagelli, la corona di spine, la canna con la spugna). Gli angeli che presidiano lo spigolo opposto suonano le trombe che svegliano i morti e li chiamano al giudizio. La risurrezione dei morti dai loro sepolcri è descritta nella fascia più bassa dei due pannelli. L’artista dà prova qui della sua maestria nel modellare il corpo umano, nudo o velato, giacente, in torsione o rannicchiato.
In Paradiso i beati si allineano in quattro file. Li vediamo in maggioranza rivolti verso il Cristo giudice; numerosi sono però anche gli eletti che osservano gli eventi e si rivolgono agli spettatori esterni. La presenza più emozionante è quella delle vergini prudenti che hanno atteso il giudice con le loro lanterne accese e che ora sono ammesse alla compagnia dello sposo. Colpisce anche la presenza dei profeti, che vediamo qui mentre indicano ai risorti l’arrivo del giudice e gli eventi che essi avevano profetizzato. Nella prima fila in alto i tre angeli di Mambre introducono Abramo al cospetto di Cristo e guidano il corteo dei patriarchi e dei re giusti dell’antico testamento. Seguono gli alfieri delle altre tradizionali tribù di beati, i martiri (San Sebastiano con le frecce), i confessori (i santi fondatori di ordini), i dottori della chiesa, le gerarchie sacre (il vescovo) e profane (il re), il popolo di Dio.
Il pannello a fianco è prevalentemente dedicato alla raffigurazione dell’Inferno. Ma contiene anche alcune figure positive, accostate al giudice, curiosamente descritte. Giovanni il Battista è in ginocchio a mani giunte impegnato in una preghiera intercessoria. Due angeli verificano il bilancio delle opere di misericordia e dei peccati mortali dei risorti. I quattro evangelisti si scambiano notizie sulle proprie narrazioni delle cronache escatologiche. Al di là inizia un mondo del tutto diverso. Gli angeli sterminatori delle milizie celesti pressano i dannati per consegnarli nelle mani punitrici dei diavoli. Un demone villoso trascina a spalla un dannato e lo scaraventa nella bocca dei serpenti luciferini. Un secondo demone cinocefalo artiglia un vescovo sulla spalla, lo spinge verso l’ingresso dell’inferno e gli rimuove la mitria. Altri risorti apprendono la ferale notizia della condanna e manifestano tutto il loro sconcerto, seguiti dall’angoscia, dalla disperazione e dal rifiuto di vedere l’orrore. Diavoli dai volti di vecchi laidi, sbrigativi e maneschi, smistano il corteo dei dannati. Un mascherone da satiro divora un peccatore. Una peccatrice è già tra le fauci del Leviatano biblico. Lucifero, nelle sembianze di un fauno tragicamente mostruoso, seleziona i peggiori peccatori e li schiaccia nella bocca dell’Inferno.
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