Itinerario nella provincia di Siena

Siena. L’aldilà di Domenico Beccafumi

Le tappe dell’itinerario

Beccafumi fu uno dei massimi manieristi toscani della prima metà del Cinquecento. Nato intorno al 1486, si chiamava in realtà Domenico di Giacomo di Pace. La sua famiglia era contadina e lavorava il fondo delle Cortine, vicino al Castello di Montaperto. La tradizione vuole che lui fosse avviato all’arte da Domenico Beccafumi, il padrone del fondo, e che dal suo protettore prese poi il nome. Dal confronto con le culture artistiche senesi, fiorentine e romane, trasse un linguaggio pittorico molto personale, aspro di contorni e dai colori agri e sulfurei, percorsi da lame di luce. Questo stile è particolarmente evidente in alcune opere senesi in cui compaiono personaggi e paesaggi infernali.


Una sua tavola del 1524, conservata nella Pinacoteca di Siena, racconta l’episodio del conflitto tra gli angeli ribelli e gli angeli fedeli a Dio, tema leggibile anche come metafora del giudizio finale. L’episodio è accennato in alcune fonti bibliche come l’Apocalisse, la seconda lettera di Pietro, il Vangelo di Luca e la lettera di Giuda. Una parte degli angeli si ribella per superbia a Dio; in cielo scoppia una battaglia tra gli angeli rimasti fedeli a Dio, guidati dall’arcangelo Michele, e gli angeli ribelli guidati da Lucifero; i ribelli, sconfitti, acquistano sembianze diaboliche e sono precipitati all’inferno. Beccafumi disegna l’angelo guerriero Michele in alto, al centro della pala, ispirato dalla parola e dai gesti di un Dio Padre semitrasparente. La sua spada sguainata e il suo urlo di guerra scatenano la sua armata di angeli che si precipitano, spada in pugno, contro i presuntuosi ribelli. In basso gli angeli superbi sono raffigurati nudi, luminosi e indifesi; ma si è avviato il processo della loro progressiva trasformazione in demoni, che culmina nel mostruoso Lucifero, aggrovigliato su se stesso, nella profondità più cupa dell’Inferno.


Alcuni anni più tardi Beccafumi riprende lo stesso soggetto in una pala conservata nella Chiesa di San Niccolò al Carmine, sempre a Siena. In questo caso il dipinto è articolato su tre fasce. In alto è Dio Padre, aureolato sotto il riverbero solare dell’empireo, che regge la sfera terrestre in segno di signoria sul creato, e che ordina l’azione e dà indicazioni al capo dell’armata celeste. Gli angeli rimasti fedeli formano due cori sovrapposti, ordinati e frementi. La fascia centrale è dominata dalla figura di San Michele Arcangelo, ripreso in volo e con la spada sguainata, circondato da ribelli in caduta libera. In basso è descritto un Inferno urbanizzato: alla città di Dite si accede grazie a un ponte che scavalca un fiammeggiante fiume infernale; del palazzo vediamo il percorso sotterraneo, scandito dagli archi e illuminato dai fuochi. Qui giacciono gli angeli ribelli, nudi, atterriti, vinti. L’angelo della luce, Lucifero, è ormai trasformato in un orrendo drago. La visione di Beccafumi è ispirata dalle parole dell’Apocalisse (12,79): Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.


Possiamo vedere la descrizione di un altro regno dell’aldilà nella Discesa di Gesù al Limbo, la pala dipinta da Beccafumi intorno al 1530-35, oggi conservata nella Pinacoteca di Siena. Il Limbo è ambientato in un palazzo in rovina, nascosto sotto un terreno di sterpi, con il pavimento interrato e gli archi cadenti. Le antiche mura nascondono un paesaggio rupestre di grotte e anfratti naturali. Gesù, avvolto di luce, con il vessillo della vittoria, accompagnato dal buon ladrone Disma, apre il portone del Limbo e ne scende le scale. Attirata da questa inattesa e luminosa visita, una folla di personaggi esce dal buio delle caverne. Sono gli uomini giusti dell’antico testamento, i progenitori, i patriarchi, i profeti. Gesù viene a liberarli per portarli in cielo. Prende per mano Adamo, il primo uomo, affiancato da una splendida e pudica Eva. Appena dietro è il re Davide, con la corona e l’arpa. Sullo sfondo vediamo Giovanni Battista che guida il corteo dei giusti, indicando Gesù.

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