Itinerario nella provincia di Treviso

San Zenone degli Ezzelini. Il Giudizio universale di Noè Bordignon

Le tappe dell’itinerario

Il Comune di San Zenone degli Ezzelini si adagia sulle pendici dei colli asolani, tra Grappa e Brenta, all’ingresso della Marca Trevigiana. La chiesa arcipretale di San Zenone vescovo e martire è decorata da un ciclo di affreschi di Noè Bordignon, un notevole pittore locale, nato nel 1841 e morto a San Zenone nel 1920. Il ciclo comprende un trittico sulla volta e il grande Giudizio universale nell’abside, inaugurato nel 1879.


La visione del Giudizio Universale si articola su due livelli, quello celeste e quello terrestre. In cielo, sulle nuvole, Bordignon ha ritratto Gesù seduto sul trono, con le piaghe della crocifissione in evidenza; non ha il nimbo ma è al centro di un cerchio di raggi di luce dorata; pronuncia la doppia sentenza, di salvezza, alzando il braccio destro con la palma aperta nel segno dell’accoglienza, e di condanna, col pugno chiuso rivolto ai dannati. Al suo fianco c’è la madre Maria che, grazie alla preghiera d’intercessione, può accogliere a braccia aperte un gruppo di salvati. La schiera degli apostoli compone il tribunale celeste alla sinistra di Gesù: si riconoscono agevolmente Pietro con le chiavi, Paolo con la spada, l’imberbe Giovanni e Bartolomeo con la pelle che gli fu scorticata nel martirio. Alla destra di Gesù sono i giusti dell’antico testamento liberati dal Limbo dei Padri, con Adamo, Eva e il re David. Sono accolti in Paradiso anche San Lorenzo con la graticola e San Zenone col pastorale.

Sporgendosi dalle nuvole un gruppo di quattro angeli privi di ali suona la tromba, il trombone e due buccine che chiamano i morti alla risurrezione universale. Un altro angelo solleva il libro aperto nelle cui pagine sono descritte le opere buone e quelle cattive compiute dai risorti.


La visione dell’ultimo giorno sulla terra si compone di tre scene: la risurrezione dei morti al centro, la moltitudine degli eletti a sinistra e il mesto corteo dei dannati a destra. I morti si ridestano e riaffiorano dalle loro sepolture. I teschi e le ossa sparse si riuniscono e ricompongono gli scheletri. Le ossa si rivestono di carne, diventano mummie, riacquistano infine le fisionomie degli uomini e delle donne, dei fanciulli e dei vecchi. I sudari e le bende sono abbandonati. I risorti si rivestono con le tuniche e i mantelli. Alcuni sono ancora sorpresi, sconcertati, attoniti di fronte a quel che succede; altri indicano il cielo; nel gruppo figura anche un nero, mentre il pittore si è ritratto tra i risorgenti, isolato in basso a sinistra mentre guarda gli avvenimenti in corso. I salvati si sono frattanto riuniti e compongono ormai una moltitudine immensa. A essi l’angelo tubicino spiega finalmente il loro destino e indica loro la strada verso il cielo.

A destra sono ritratti i dannati. Lo stato d’animo che affiora sui volti è quello della mestizia, della malinconia, dell’amarezza. Espressioni più estreme, sconvolte, angosciate, riluttanti, si manifestano invece tra i dannati che salgono sulla barca di Caronte. Al di là della palude Stigia s’intravvede un paesaggio di fiamme, sul quale si librano demoni alati.

Itinerari

Home -> Visioni dell’aldilà -> Itinerari -> Veneto -> Treviso

Visioni dell’aldilà

Percorsi apocalittici in Italia