Itinerario nella provincia di Treviso

Treviso. Il Giudizio finale di De Min a Monigo

Le tappe dell’itinerario

Monigo è un sobborgo situato a circa tre chilometri dalla cerchia delle mura cinquecentesche di Treviso, in una zona ricca di corsi d'acqua e risorgive. La sua chiesa parrocchiale - dedicata a Sant’Elena,l’imperatrice madre di Costantino - espone sul soffitto della navata un grande affresco del Giudizio universale, commissionato nel 1842 dal parroco Bonaventura Velo al pittore bellunese Giovanni De Min per cento zecchini.


La parte alta dell’affresco descrive il Paradiso celeste, posizionato su un manto di nuvole. Gesù è circondato da un alone di luce dorata e pronuncia la sua sentenza alzando il braccio sinistro e stringendo la croce del suo sacrificio. La madre Maria siede al suo fianco in accorata preghiera intercessoria e l’arcangelo Michele, con la spada sguainata, regge la bilancia a doppio piatto destinata alla pesatura dei risorti. Uno schieramento di angeli volteggia in cielo ed esibisce gli strumenti della passione: la lancia di Longino, il martello e i tre chiodi, il calice, la canna, la corona di spine, il velo della Veronica, la colonna della flagellazione, il fascio delle verghe, il titulus crucis. Adagiati sulle nuvole sono poi visibili gli Apostoli, preceduti da San Pietro con le chiavi, da San Paolo con la spada del martirio e da San Giovanni con il libro dell’Apocalisse.


Gli angeli sono i grandi protagonisti della parte centrale dell’affresco, quella intermedia tra il cielo e la terra. Essi suonano le trombe del giudizio che chiamano i morti alla risurrezione universale, sollevano un gruppo di eletti in volo ascensionale verso il Paradiso celeste, scendono in picchiata con le spade fiammeggianti a scacciare la massa dei dannati.


La parte inferiore dell’affresco descrive la separazione dei buoni dai cattivi e le punizioni infernali. A sinistra gli eletti, risorti nudi, si raccolgono nella preghiera di lode e di ringraziamento e iniziano la loro ascesa lungo la Scala santa dove vengono raccolti dagli angeli. A destra vediamo la scena della caduta dei dannati nel baratro dell’Inferno. A dare loro il benvenuto è un atletico Lucifero umanoide, issato in precario equilibrio sulle spalle di due suoi ministri, che col suo sardonico sorriso, invita i diavoli a raccogliere i dannati caduti e a dar loro il trattamento che meritano; ha grandi ali membranacee, corna taurine e una selva di serpentelli sul capo, un bidente d’acciaio e il lungo serpente tentatore che gli avvolge il corpo. Dalla caverna infernale si rovescia sui peccatori una legione di mostri diabolici, di rapaci con il rostro, di teschi ghignanti, di demoni cinocefali, di fauci irte di denti, di vampiri azzannatori. La punizione dei peccati assume forme di esplicita tortura e di degradazione dei corpi. Il pittore ha messo in evidenza lo stato d’animo dei dannati che finiscono tra le braccia dei diavoli, i loro gesti di disperazione, l’urlo di terrore che esce dalle bocche, i visi stralunati e allucinati, il ribrezzo per i mostri infernali.


L’iconografia del Giudizio di Monigo replica uno schema che è tipico di Giovanni De Min che è possibile ritrovare anche negli altri Giudizi affrescati a Paderno, Pove e Mirano.

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