Itinerario nell’Aldilà degli Etruschi
La furia delle Erinni
Le tappe dell’itinerario
La galleria del chiostro domenicano del Museo archeologico di Perugia ospita una collezione di urne funerarie provenienti dalle necropoli etrusche dei dintorni. Tra di esse è quella che conteneva le ceneri delle donne della famiglia dei Selvathri, rinvenuta nella necropoli di Ponticello di Campo e risalente al II-I secolo avanti Cristo. La famiglia chiese alle maestranze greche di scolpire sul fronte dell’urna la scena mitologica di Oreste perseguitato da Erinni. Oreste, che ha ucciso la madre Clitennestra per vendicare l’assassinio del padre Agamennone, viene perseguitato dal demone infernale della vendetta che tormenta chi commette delitti nell’ambito familiare. La scena scolpita mostra Oreste che subisce la furia d’Erinni, difeso invano dal compagno Pilade e dalla profetessa di Apollo. L’aggressione è immortalata da Eschilo nella tragedia delle Eumenidi, terzo atto dell’Orestea: «Non si riscatta il sangue materno che al suolo stillava effuso, che bagna la terra. No: dalle membra ancor vive, tu devi l'èpula offrirci di rosso libame: nelle tue vene convien ch'io m'abbeveri. Vivo t'emacierò, ti condurrò ad espiare la colpa, tra gl'Inferi. Qui tu vedrai chiunque altri degli uomini peccò, facendo ingiuria ai Numi, agli ospiti, ai suoi genitori, ciascuno avendo la débita pena. Che l'Ade v'è sotto la terra, giudice solenne dei mortali, che nella mente tutto scrive, e vigila».
Erinni era figlia della Terra o della Notte; ma si dice anche fosse figlia degli dei del Tartaro, Ade e Persefone. Con il passar del tempo le Erinni diventeranno tre, dai Romani saranno chiamate Furie, e assumeranno i nomi di Aletto ("l'incessante"), Megera ("la maligna") e Tisifone ("la vendicatrice"). Sono raffigurate come geni alati, vestite di nero, con teste di cane, ali di pipistrello, occhi iniettati di sangue, la bocca spalancata nell'atto di cacciare urla terribili e con i capelli intrecciati di serpenti; hanno in mano gli strumenti di un tormento infinito che portava alla pazzia: torce, fruste, pungoli di bronzo e tizzoni ardenti.
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