Itinerario nella provincia di Viterbo

Lucifero e i suoi antenati in terra di Tuscia

Le tappe dell’itinerario

Eccoci all’ultimo itinerario, un viaggio “infernale” in terra di Tuscia, tra la via Aurelia e la Cassia, tra la Francigena e la Clodia. Toccheremo cittadine celebrate sui baedeker e le guide turistiche tedesche e inglesi.  Tarquinia, con le sue necropoli etrusche e le torri medievali. Tuscania etrusca col suo bel colle di San Pietro. Montefiascone sul cratere volsinio e il suo celebre vino. Bomarzo e il Parco dei mostri nel Bosco sacro. Caprarola, cresciuta intorno all’aristocratica residenza dei Farnese. Vitorchiano, uno scrigno urbano stretto dalle mura medievali. Antichi borghi e città paradisiache, abitate da inquietanti creature infernali. Anzi, per esser chiari, abitate proprio da Lucifero, satanico re dell’inferno, subdolo condottiero dei diavoli, capace di proteiformi travestimenti. Troviamo Lucifero a Caprarola impegnato in un duello all’arma bianca con l’angelico Michele. Lo vediamo ancora a Tuscania, a maciullar dannati al centro dell’inferno. La sua faccia grottesca è nelle chiese di Tuscania e Vitorchiano. I suoi antenati, l’orrendo Tuchulcha etrusco e il tenebroso Erebo latino, affascinano ancora i turisti nella necropoli di Tarquinia e nel bosco di Bomarzo.


Tarquinia: l’aldilà etrusco e la tomba dell’Orco


Prima ancora del Medioevo visionario, com’era l’Oltretomba? Quale immagine ne avevano, ad esempio, i nostri antenati etruschi?

Cerchiamo una risposta nella splendida Tarquinia, visitando il suo museo e la famosa necropoli. 

Gli antichi abitatori dell’Etruria immaginavano l’aldilà come un viaggio dell’anima verso il regno dei morti e come un soggiorno nel mondo sotterraneo. Si trattava di una seconda vita triste, senza speranza, spesso tormentata da mostruosi demoni  e supplizi infernali. La dea Vanth (ispirata alla Moira greca) aveva grandi ali, una fiaccola per illuminare l’oscurità e simboleggiava il destino, il fato implacabile. Il demone Charun (ispirato al greco Caronte) era un umanoide semibestiale armato di martello. L’orrido Tuchulcha aveva viso d’avvoltoio, orecchie d’asino e utilizzava i serpenti come armi offensive. Le sculture sulle urne cinerarie riportano di frequente l’ultimo saluto che il defunto dà al coniuge superstite prima di mettersi in viaggio per l’aldilà. Sono talvolta presenti anche i figli fanciulli e il servo che conduce il cavallo. Altri defunti compiono il loro estremo viaggio su un carpentum, un carro a due ruote, coperto di tela e trainato da muli o cavalli, accompagnato da demoni e Lase alate. In rari casi il viaggio agli inferi avviene per mare: le urne raffigurano l’uomo che si congeda dalla moglie prima di imbarcarsi sulla nave che lo porterà al di là dei mari acheruntici.

Una preziosa rappresentazione pittorica dell’oltretomba etrusco e del pantheon delle divinità infernali si trova nei dintorni di Tarquinia, sulla strada per il cimitero moderno, nella tomba dell’Orco. La zona sepolcrale è articolata in due stanze, raggiungibili attraverso un dromos. La stanza più antica è nota soprattutto per il fotografatissimo profilo della fanciulla Velia. La seconda stanza, che risale al 330 avanti Cristo, contiene l’affresco con tutti i principali abitatori dell’inferno. Vediamo le figure divine di Ade (Aita) e Persefone (Phersipnai). Ci sono Gerione (Cerun), Aiace (Aivas), Tiresia (hinthial Teriasals) con il capo coperto dal mantello, Agamennone (Achmemrun), Hypnos, il dio del sonno. Vediamo anche l'immagine paurosa del demone Charu, dal colorito verdastro, il naso adunco, la barbetta irsuta, i capelli anguiformi, le grandi ali, il bastone. Una scena lacunosa comprende Cerbero, Eracle, Deianira e Sisifo (Sispe). Ci sono infine Teseo (These) e Piritoo incatenati alla roccia con serpenti, sorvegliati minacciosamente dal demone Tuchulcha.

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