Itinerario nella provincia di Trento
Cembra. Il Giudizio universale di Valentino Rovisi
Le tappe dell’itinerario
Cembra è il capoluogo della valle omonima, scavata dal torrente Avisio. La valle propone numerosi richiami paesaggistici: le cave di porfido da cui si estrae la pietra lavorata in cubetti per la pavimentazione stradale; le terrazze sui fianchi della valle dove si coltiva la vite del Muller Thurgau; la memoria della celebre grappa distillata dai coltivatori locali; le Piramidi di Segonzano, ovvero i pinnacoli naturali noti come gli “omeni”, frutto dell’erosione naturale. A queste risorse si aggiunge un monumento d’arte come la gotica chiesa di San Pietro col suo campanile tardo-romanico. La chiesa di Cembra, che sorge sulla sponda destra dell'Avisio, ha una sola navata, ma è interamente rivestita di piacevoli affreschi dedicati alla corte celeste e alla vita di Gesù. Notevole è il contrasto tra i dipinti cinquecenteschi dell’abside e l’eleganza del Giudizio universale realizzato a metà del Settecento da Valentino Rovisi, un allievo della scuola veneziana di Giovan Battista Tiepolo.
Le scene del Giudizio occupano tre ogive della parete laterale sinistra. La prima ogiva racconta una risurrezione dei morti, un po’ malconcia ma ancora efficace. I morti, che hanno ancora il colore della terra, si risvegliano e si sollevano dai loro sepolcri. Hanno negli occhi l’immagine della grande croce, segno della salvezza portata da Gesù, lo strumento della passione che gli angeli mostrano in cielo. I messaggeri celesti accorrono per aiutare i beati nella loro ascesa al cielo. I corpi dei risorti perdono i colori cupi e diventano sempre più diafani e chiari mentre si rivestono delle bianche vesti dei salvati. Due santi si voltano a osservare l’arrivo dei beati; hanno volti e attributi che li rendono facilmente riconoscibili: il primo, in particolare, è San Rocco, santo popolarissimo grazie al suo bastone da pellegrino e alla ferita sulla gamba.
L’ogiva centrale reca la scena principale del Giudizio. In uno sfolgorio di luce dorata il Cristo scende a sedersi su un trono di nuvole e solleva il braccio destro nel segno della sentenza di separazione dei beati dai dannati. Affascina l’uso del colore da parte di Rovisi. Il colore sottolinea la personalità dei diversi protagonisti che affollano la corte celeste. Ciò vale per il mantello rosso che avvolge il corpo del Redentore e che lascia tuttavia visibili le ferite della Passione; vale per l’azzurro del lungo velo della Madre di Gesù, in ginocchio ai piedi del Figlio, che intercede per la salvezza dei risorti; vale poi, e in modo straordinario per i colori del corpo e dell’abbigliamento selvaggio di Giovanni Battista il precursore, che richiamano ancora il giallo della sabbia del deserto. Chiudono il cerchio intorno al Giudice le schiere degli apostoli e dei martiri. Nitida appare a sinistra la figura dell’apostolo Pietro, primo Papa, cui è affiancata la figura di San Paolo. Al centro spicca la graticola del martirio di San Lorenzo. A destra emerge la figura scorticata di Bartolomeo apostolo.
L’ogiva di destra completa la scena del Paradiso con le figure sapientemente colorate delle donne sante. In evidenza è la santa Margherita che schiaccia il drago. Nella cuspide dell’ogiva altri angeli volteggiano esibendo gli strumenti della passione di Gesù. Più in basso, molto rovinata, è la scena della caduta dei dannati nell’Inferno.
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