Itinerario nella provincia di Trento
Levico Terme. Paradiso e Inferno nella chiesetta di San Biagio
Le tappe dell’itinerario
Levico Terme, in Valsugana, attira i numerosi turisti grazie alla fama delle sue acque termali e alla bellezza del suo lago. Dal paese una popolare passeggiata conduce al panoramico colle di San Biagio dove sorge la chiesetta dedicata al santo, un’antica costruzione trecentesca, ristrutturata e decorata agli inizi del Cinquecento. L’abside poligonale, in particolare, è stata decorata da un frescante friulano rinascimentale della scuola di Domenico da Tolmezzo. Il soggetto descritto è una sintesi della storia della salvezza che inizia con la creazione del mondo e termina con il giudizio finale. Le vele riportano le figure dei quattro evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) impegnati nella stesura dei rispettivi vangeli e accompagnati dai loro simboli tradizionali. Il tempo escatologico è reso con le immagini del Paradiso e dell’Inferno, riportate nelle lunette sottostanti l’angelo di San Matteo e il leone di San Marco.
L’immagine del Paradiso è resa con l’immagine paterna di Dio che accoglie intorno a sé la schiera dei santi e il gruppo dei risorti destinati alla beatitudine celeste. Dio Padre è raffigurato con la barba bianca, in piedi, vestito di una lunga tunica viola e di un mantello bianco, a braccia aperte nel gesto dell’accoglienza. Da un lato Maria, la madre di Gesù, in ginocchio, precede gli apostoli e gli altri santi, tutti raffigurati con l’aureola. Dall’altro lato un angelo alato prende per mano i risorti e li introduce in cielo indicando loro con un dito il Dio che li accoglie.
L’immagine dell’Inferno è invece ben più complessa. Viene proposta un’accurata descrizione geografica dei loca poenarum. I risorti che sono stati giudicati meritevoli dell’eterna dannazione si accalcano sulle rive del fiume infernale: tra di essi si svelano una donna e un cardinale con la sua berretta. Il canuto demonio Caronte traghetta i dannati con la sua barchetta a remi tra le due rive dell’Acheronte. Al di là del fiume si stende una pianura teatro di una sorta di “caccia selvaggia” dei diavoli ai danni dei peccatori, di un rodeo nel quale i reprobi tentano vanamente di sfuggire alle aggressioni diaboliche; esemplare l’immagine dantesca del peccatore che rode il cranio del suo sventurato compagno. La pianura cede il posto sulla destra a una grande montagna cava, all’interno della quale si spalanca una vasta caverna rosseggiante delle fiamme infernali. La caverna è dominata dalla figura diabolica di Lucifero, raffigurato come un drago verdastro con la coda e le ali di pipistrello. Il sovrano infernale sovrintende alla doppia punizione dei dannati, infilati sullo spiedo che gira sul fuoco e cucinati in un ampio paiolo. Il destino dei dannati, cotti a puntino, è quello di essere divorati e stritolati nelle fauci del Leviatano.
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