Le tappe dell’itinerario
L’itinerario
Il Monte Calvo è localizzato nell’immediato entroterra a nordest di San Giovanni Rotondo. Usciti dalla città in direzione di Monte Sant’Angelo, all’altezza del Tribunale, s’imbocca sulla sinistra una stretta strada asfaltata che aggira il cimitero e una cava di pietra e risale a tornanti verso l’evidente gobba del monte. Tenendosi a destra a un bivio, si segue la strada che costeggia la base del monte fino a raggiungere una diramazione sterrata sulla destra, presidiata da un pannello informativo sul sentiero (circa 6 km dal paese). A piedi, si segue per un breve tratto la sterrata per poi deviare sulla destra e risalire il versante settentrionale lungo un sentiero ben segnalato. Si attraversa un boschetto e ci si alza progressivamente con salita dolce e panoramica. Al bivio successivo si va ancora a destra e si raggiunge la cresta del monte su terreno aperto e ventoso. Il sentiero è segnato in modo vistoso da due cornici di pietre e più in alto da paline su ometti. Toccata la sommità, coronata da una capanna di pietra, si può godere del panorama circolare nel quale spiccano il golfo di Manfredonia, il lago di Varano e la fuga prospettica del promontorio. L’andata e il ritorno si coprono in meno di due ore. Il dislivello è di 250 metri. Il Monte Calvo può essere raggiunto anche in altri modi. Un percorso più lungo inizia direttamente dal Cimitero di san Giovanni Rotondo e segue il Tratturo del Carmine (3 ore per la sola andata).
L’insediamento in pietra a secco
Il territorio che sovrasta San Giovanni Rotondo è segnato dalla presenza di masserie, di stalle per l’allevamento e di campi coltivati che sfruttano le particelle di terreno più adatte. Ma è soprattutto il pascolo a dominare il paesaggio. I segni dell’antica presenza dei pastori si alternano ai recinti di pietra che separavano le proprietà e ai muretti che proteggevano gli orti e i frutteti. A margine dei coltivi resistono al tempo le belle capanne in pietra a secco, utilizzate per riporvi gli attrezzi di lavoro. Salendo di quota, lungo i sentieri della monticazione, le capanne pastorali sostituiscono progressivamente le capanne agricole. Un insediamento molto interessante è localizzato nell’area sommitale di Monte Calvo, dove la natura calcarea del monte è enfatizzata dalle cicatrici carsiche di grandi doline circolari. In queste depressioni verdi, meno esposte al vento, i pastori hanno costruito i loro piccoli villaggi. I recinti degli stazzi accolgono le pecore per il riposo notturno. Hanno varia ampiezza e forme modellate sull’andamento del terreno. I varchi tra due recinti vicini fungevano da passaggio obbligato per la mungitura serale. Spazi più ridotti erano destinati agli animali gravidi o malati. Le cavità sotto fascia erano il riparo per i cani. Sul bordo della dolina si osservano i manufatti più caratteristici: le capanne di pietra utilizzate dal pastore per dormire, mangiare e per tutte le attività domestiche. Le coperture vegetali e i tetti di legno sono scomparsi, ma gli spessi muri di pietra che ne costituiscono le basi sono ancora ottimamente conservati. In una capanna di forma allungata, restano ben visibili il giaciglio di pietra del pastore, le nicchie-ripostiglio nei muri, le lastre sporgenti dove venivano riposti gli oggetti d’uso quotidiano, l’olio e il vino, la lanterna e il cibo. Più difficile valutare il ruolo della capanna vicina. I crolli non consentono di verificare la presenza del focolare per la lavorazione del latte; la ridotta dimensione fa ritenere più probabile la funzione di magazzino e deposito.
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Le pietre dei pastori sul Monte Calvo del Gargano
La natura del Gargano ha molte facce. C’è l’area più interna, coperta dai boschi di faggi e pini della Foresta Umbra, residuo della primigenia selva del promontorio. C’è il Gargano costiero, ammantato di pini e di lecci, alternati alle coltivazioni di mandorli, aranci e ulivi. C’è poi il volto che ammalia i turisti, quello dei laghi costieri, delle isole Tremiti, delle falesie e delle calette di sabbia finissima. Mancano i fiumi, è vero, ma il mare Adriatico circonda il promontorio su tre lati. Non stupisce dunque che un Parco nazionale sia venuto a proteggere questa “grande bellezza”. Ma c’è anche un altro Gargano. Fatto di calcare e dolomie. Una natura di pietra. Pietre lavorate da generazioni di pastori e contadini che hanno scavato grotte, terrazzato pendii, alzato muretti di recinzione, costruito pagliari e capanne a tholos. Questo mondo di pietra si manifesta in spettacolare evidenza sulla lunga bastionata rocciosa che scende con i suoi ripidi costoni sul mare del golfo di Manfredonia. Qui andiamo alla ricerca di reliquie del mondo pastorale sul monte Calvo, che con i suoi 1065 metri sul livello del mare è la cima più elevata del promontorio del Gargano.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Si segnala la Guida escursionistica della Puglia – Trekking in Puglia, scritta da Gianni Pofi che descrive 40 escursioni, a piedi corredate da cartine (Mario Adda Editore, Bari, 2007). Il sito istituzionale del Parco Nazionale del Gargano contiene una sezione specializzata sull’architettura spontanea (masserie, jazzi, casini) nei diversi comuni
(www.parcogargano.gov.it). Molto utile è la lettura del capitolo dedicato al Gargano da Marco Miosi nel suo Tholoi d’Italia - Trulli e capanne in pietra a secco con copertura a tholos.
La ricognizione del percorso è stata effettuata il 2 maggio 2015