Le tappe dell’itinerario
L’itinerario
Si esce dalla circonvallazione a sud-est di Altamura sulla SP 41 seguendo le indicazioni per Laterza. Superato di poco il cartello del km 10, si svolta a sinistra sulla strada sterrata che conduce in breve alla Masseria Jesce. La struttura è oggi di proprietà pubblica; consolidata, restaurata e recintata nel 1998, è normalmente chiusa. La visita va quindi previamente concordata con il Comune di Altamura o con l’Archeoclub. È facile osservare che Jesce, nonostante tutte le modifiche intervenute nel corso dei secoli, è in realtà un complesso articolato di masserie e di strutture serventi che in origine costituiva un insediamento autonomo ed economicamente autosufficiente. Gli edifici residenziali e produttivi convivono con un esteso reticolo di grotte, in molti casi infrastrutturate, destinate ad abitazione del personale di servizio e a stalla, talvolta in modo promiscuo. Ancor oggi una grotta costituisce l’ovile del piccolo gregge del proprietario della vicina masseria. Le grotte che fanno corona alla strada sono scavate nel vicino rilievo murgico o vanno in profondità sotto la masseria, mostrando i segni di successivi ampliamenti. Vi è probabilmente anche una neviera. Ancora intatte sono le mangiatoie per gli animali; ben evidenti sono i focolari e i camini per la lavorazione casearia; molto originali sono le cappe esterne che funzionano da sfiatatoio delle grotte e contemporaneamente da lucernario naturale. L’architettura ipogea, “per sottrazione”, convive con l’architettura “costruita”. E il palazzo di Jesce è frutto di una precisa cultura dell’abitare e di una storia di addenda, di prolungamenti e aggiunte. Non è un edificio semplice e per capirlo va analizzato girandogli all’intorno, studiando i depositi di derrate e materiali al pianoterra, i contrafforti e i grandi archi di sostegno, i muri in conci di tufo, salendo ai piani superiori e visitando le stanze e i saloni. Una croce di pietra e una nicchia con la statua dell’arcangelo garganico, ai margini del tetto di coppi, invocano la protezione celeste sul villaggio. Si fanno ammirare le caratteristiche grondaie oblique e il sistema di recupero delle acque piovane. Interessante è il sistema di finestre e di logge che garantiscono l’illuminazione senza però favorire l’eccessiva insolazione. I diversi ambienti interni, destinati alla famiglia padronale, al clero e ai monaci, al personale di servizio, godono di accessi separati.
Il gioiello artistico di Jesce è la sua cripta rupestre affrescata. Si trova all’esterno della masseria e vi si accede attraverso un dromos e una scalinata. La grotta è stata integrata da un ambiente voltato a botte e da una facciata con porta, finestra e nicchia. Gli affreschi risalgono a epoche diverse. L’altare di fondo è sovrastato da una Madonna con bambino. A sinistra è ben leggibile l’episodio dell’arcangelo Michele che scaccia all’inferno Lucifero e gli angeli ribelli. L’aula è circondata da una panca di pietra per i fedeli e si allarga nella cappella di sinistra e nel battistero a destra dell’ingresso.
La riserva d’acqua del villaggio era stivata nella cisterna sotterranea a destra della masseria. L’acqua confluiva nella cisterna attraverso la canaletta d’adduzione e l’imbuto. La cisterna era protetta da un coperchio a doppio spiovente con un’apertura per l’ispezione. A fianco della cisterna si trova un pozzo coperto, un varco per la manutenzione e una vasca per l’abbeverata.
Portandosi sul fondo del cortile esterno si visitano altre importanti stutture scavate o in pietra a secco. Lo jazzo per la custodia notturna delle pecore ha la base con la tipica pendenza per lo scolo dei liquami. All’interno, affiancato al muro, trova spazio un edificio destinato alla mungitura e alla caseificazione. Le grotte sottostanti ospitano gli stabulari dei vari animali di fattoria e una sorta di primitiva “batteria” per il pollame. Vi sono anche diversi focolari per la lavorazione del latte e un forno esterno in pietra utilizzato dal personale di servizio. Un’altra caratteristica struttura di allevamento è la torre circolare che sorge all’esterno della masseria con funzione di “piccionaia”.
La percezione della complessità del villaggio, che ospitava probabilmente alcune centinaia di persone, deve necessariamente allargarsi dalla masseria Jesce alle vicine masserie e alle strutture degli immediati dintorni, attualmente di difficile accesso. L’intorno della masseria è una vasta necropoli, con tombe a fossa di origine antica e in gran parte interrate. La necropoli conferma il carattere di autosufficienza del villaggio. Ma l’essere stazione di sosta a servizio del vicino ramo dell’Appia antica garantiva anche i legami e i collegamenti con i centri dell’interno e i porti dello Jonio e dell’Adriatico.
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Altamura: il villaggio Jesce sull’Appia antica
I campi e le pietre della Murgia a metà strada tra Altamura e Laterza fanno da cornice al villaggio di Jesce. L’Appia antica scorre placida lungo il confine tra Puglia e Basilicata, oggi sotto le auto e i Tir della vicina zona industriale, ieri sotto gli zoccoli delle grandi greggi transumanti. Jesce ha una storia lunga. Fu “mansio” e stazione di servizio per il cambio dei cavalli al tempo dei Romani. Poi fu grangia benedettina, arricchita da una cripta affrescata. Nel Cinquecento arrivarono le nobili famiglie di Altamura che alzarono le mura della masseria e allargarono corpo di fabbrica e indotto. Divenne una grande azienda agricola e zootecnica. La floridezza economica fu garantita dalle colture agricole dei cereali, dall’allevamento di animali piccoli e grandi, dall’industria casearia e dall’ospitalità a mercanti, pastori e viaggiatori. Qualche incursione di briganti consigliò di fortificare la masseria e costruire garitte. Oggi la Masseria Jesce, dopo i lavori di consolidamento e la creazione di percorsi di visita, attende il restauro degli affreschi della cripta e vuole diventare aperta e amichevole per i turisti che desiderano visitarla. La proponiamo nel nostro viaggio nell’Italia di pietra perché è un eccellente “case study” delle relazioni tra l’architettura spontanea dei poveri e l’architettura dei signori di campagna. Le masserie pugliesi si sono costruite sulla convivenza tra “alto” e “basso”, tra le logge eleganti dei saloni padronali e il reticolo molecolare di grotte, stalle, neviere, cripte, cisterne, stazzi, muretti in pietra a secco. Jesce è solo un caso tra le centinaia di masserie “di campo” e “di pecore” incastonate in terra di Puglia. Ma è esemplare come modello di una civiltà che non tramonta e trova nuove espressioni nella modernità.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Un’introduzione agile e sintetica, ricca di foto, alla comprensione delle masserie è il volumetto Puglia – Le masserie, di Vito Bianchi (Adda editore, Bari, 2011, p.180). Sempre nel catalogo dell’editore Adda di Bari si consiglia la lettura di Masserie medievali, opera storica di Raffaele Licinio e di Masserie di Puglia di Luigi Mongiello, opera attenta al linguaggio architettonico. Si segnalano i siti istituzionali del Comune di Altamura (www.comune.altamura.ba.it) e del Gal, l’agenzia di sviluppo locale (www.galterredimurgia.it). Una buona selezione di passeggiate ed escursioni tra le masserie della Murgia è proposta dal volumetto di Gianni Pofi dal titolo Parco nazionale dell’Alta Murgia – Itinerari escursionistici (Adda editore, Bari, 2009).