Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Proponiamo due passeggiate che hanno per meta le casedde della contrada Ripagnola. Quest’area è stata spaccata in due dalla superstrada Bari-Brindisi. Visiteremo necessariamente così nel primo caso le casedde a monte, comprese tra la superstrada e la ferrovia. La seconda passeggiata, più lunga, percorrerà un anello sui campi della stessa contrada compresi tra la superstrada e il mare. Il punto di partenza è l’abitato di Cozze, frazione di Mola di Bari, facilmente accessibile grazie all’uscita dedicata della superstrada.


Si esce dall’abitato di Cozze alla rotonda stradale dove termina anche la pista ciclabile, nei pressi del Residence Costa Ripagnola. Si sottopassa la superstrada e si va subito a sinistra imboccandone la complanare, indicata dal cartello stradale per Iazzi vecchi, Ripagnola e Macchie. Superata una zona di villette si è già arrivati: troviamo sulla destra un’ampia zona scoperta e priva di recinzioni che si allarga verso la ferrovia. I campi sono solcati da una rete regolare di viottoli sterrati che raggiungono le diverse particelle, gli uliveti e i pergolati. Inquadrata la zona, possiamo costruirci un percorso ad anello che ci consenta di toccare le emergenze più significative. Ciascuna particella dispone della sua casedda: le più ampie, quelle pluricellulari, sono attrezzate per accogliere e dare un temporaneo riparo ai gruppi familiari impegnati nel lavoro dei campi; le altre fungono da deposito degli attrezzi agricoli e primo stoccaggio dei prodotti raccolti nei campi (patate, uva, olive, cocomeri). La casedda-tipo è costruita su un basamento cilindrico in pietra a secco, sul quale è appoggiata la cupola a forma di tronco di cono. Se il basamento lascia sempre visibile la pietra viva, la cupola è invece liscia e intonacata all’esterno con bolo di calce per garantire l’impermeabilizzazione dell’interno. Sono comunque presenti altri modelli costruttivi, come ad esempio il tipico trullo conico o strutture quadrangolari tronche. Gli ingressi delle capanne sono orientati a sud-est e presentano qualche originalità costruttiva che diventa un segno distintivo del proprietario.

La passeggiata dal paese copre una distanza di 1,5 km. A piedi, tra andata e ritorno, con la visita alle principali casedde, conviene calcolare un’ora e mezza. I tempi si riducono utilizzando la bici o l’auto.


La seconda passeggiata parte anch’essa dalla rotonda stradale che chiude a sud l’abitato di Cozze. Di qui s’imbocca la complanare a sinistra della superstrada, sul lato mare, che in 5 km raggiunge San Giovanni, frazione di Polignano. L’area più interessante, segnata dalla fitta presenza di casedde, si sviluppa per circa 3 km fino alla località Cala Fetente. I campi sono coltivati e spesso recintati; sono però anche numerosi gli accessi che dalla strada traversano i campi e consentono di raggiungere il mare. La tipologia più diffusa di casedda agricola è quella della capanna a tholos, con basamento in pietra a vista e cuspide intonacata, affiancata da una struttura più piccola senza cupola, costruita a secco e coperta da un soffitto realizzato con travi di legno e coppi. Il paesaggio segnato dal bianco delle casedde, dal rosso della terra, dal verde dei coltivi e degli alberi e dal blu del mare e del cielo regala scorci veramente appaganti. Le strutture edilizie più ampie assumono funzioni che le avvicinano a quelle più complesse delle masserie; si trovano nell’area prossima a Cala Fetente. Interessante è la struttura a L, composta da una casedda con basamento e cupola, da due ambienti affiancati con tetto di travi, da un angolo utilizzato come giardino alberato e protetto da un muro in pietra a secco e da un ampio forno a legna. Altrettanto interessante è una non lontana struttura tricellulare che propone, affiancate in serie, tre casedde di stili differenti: la prima ha per base un largo gradone di pietra che funge da contrafforte, sul quale è poggiato un tronco di cono, decorato da un riquadro rettangolare e da un elegante “berretto” di pietra; la seconda ha tipica struttura a tucul, quasi completamente intonacata e abbellita da una cuspide a pinnacolo; la terza è la tipica casedda locale, con estradosso decorato da conci sporgenti. La combinazione di forme differenti caratterizza numerosi altre strutture presenti tra i campi della contrada: questa diversità di tipologie edilizie rende sicuramente più varia la passeggiata e lo studio dei particolari. Se si sceglie il percorso a piedi, la soluzione più gratificante è quella di percorrere i viottoli sterrati nei campi di collegamento tra le casedde alternandoli ai sentieri che bordano la costa; la strada asfaltata resterà la soluzione necessaria quando s’incontreranno recinzioni inaccessibili.  Il percorso a piedi richiederà complessivamente circa tre ore; ma potrà essere integrato dall’uso della bici o dell’auto.

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Itinerari

La terra delle casedde tra Mola e Polignano

C’è un luogo in Puglia che si distende tra la Murgia e il mare, dove la terra è rossa e le “casedde” sono bianche come il latte, e così numerose che s’incontrano ogni cento passi. Cesare Brandi direbbe che queste capanne di pietra sono «il selvaggio scoppio, da un sotterraneo sangue grumoso, quasi di foruncoli di crescenza, ma come gemme di alberi che stanno per diventare foglie e rami, come nei boschi cedui quando riscoppiano dalle ceppaie i polloni». Questo luogo si allunga tra i primi rilievi della Murgia di Conversano e lo sperone roccioso a strapiombo sul mare dov’è Polignano, a ridosso del tormentato tratto di costa che sale al porto di Mola di Bari. Le “casedde” di costa hanno forma e abito diverso dai famosi “trulli” di Murgia o dai grandi “pagghiari” del Salento. Somigliano a contadini che abbiano indossato la camicia bianca inamidata della festa sui rozzi pantaloni da lavoro. Hanno una base circolare costruita con ruvidi massi di pietra a vista e una sovraelevazione a forma di tronco di cono, perfettamente levigata e intonacata di candido bolo. Ogni campicello ne ha una. Sono “casedde” singole o a coppie appaiate. Talvolta si addensano più numerose in complessi che somigliano a delle piccole fattorie. Sono strutture di appoggio al lavoro dei campi, depositi di attrezzi, stalle, freschi rifugi nelle ore più calde e, in qualche caso, ospitano i tavoli di rustici «déjeuner sur l’herbe».

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Alcune pagine di analisi del modello delle casedde diffuse nell’area costiera a sud di Bari si trovano nella ricerca di Marco Miosi, Tholoi d’Italia (Pagina, Bari, 2012, 304 p.) e nel volume Architettura in pietra a secco, che contiene gli atti del primo seminario internazionale sul tema, a cura di Ambrosi, Degano e Zaccaria (Schena, Fasano, 1990, 580 p.). La citazione di Cesare Brandi è tratta dal suo Pellegrino di Puglia (Bompiani, Milano, 2010, 208 p.)