Itinerario in Campania

Solofra. San Michele contro gli angeli ribelli

Le tappe dell’itinerario

La conca tra i monti Picentini che ospita Solofra è traversata dal raccordo autostradale Salerno-Avellino. Solofra è soprattutto famosa come capoluogo del distretto industriale della concia e della lavorazione dei pellami. Ma qui la valutiamo come una delle capitali italiane del culto all’arcangelo Michele, grazie alla sua posizione ai piedi del Pizzo di San Michele e alla presenza della Collegiata di San Michele. Il culto micaelico che promana dalla grotta garganica di Monte Sant’Angelo e dalla Sacra di San Michele in Val di Susa è molto diffuso nelle regioni meridionali e in Campania.

La Collegiata fu fondata con una bolla papale del 1529. La ricca decorazione è evidente nei dipinti e nelle sculture ma soprattutto nel soffitto a cassettoni dorati che copre la navata centrale e il transetto. Nei soffitti sono inserite numerose tele dedicate all’angelo e dipinte da Giovan Tommaso Guarino e dal figlio Francesco. In particolare nella navata centrale sono raffigurati episodi biblici dell’antico testamento, mentre nel transetto figurano episodi tratti dai Vangeli e dall’Apocalisse.


Molto animata è la tela dedicata al combattimento tra gli angeli rimasti fedeli a Dio e gli angeli ribelli. Sotto lo sguardo di Dio e degli angeli appollaiati sulle nubi, Michele sbaraglia Lucifero e i suoi compagni. Ha elmo piumato e corazza, lo scudo al braccio e la spada sguainata. I suoi avversari sono ormai debellati e giacciono a terra sconfitti. Lo stesso tema è declinato in tre pannelli del portale di legno all’ingresso della chiesa. Le radici scritturistiche  di questo episodio sono per la verità molto esili. L'evangelista Luca narra che, nel momento in cui i discepoli tornavano dal Maestro pieni di gioia per i frutti raccolti nel loro tirocinio  missionario, Gesù disse: «Io vedevo satana  cadere dal cielo come la folgore» (Lc 10,18).  La lettera di Giuda ricorda che:  «gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la  loro dimora, il Signore li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il  giudizio del gran giorno». Lo conferma la seconda lettera di Pietro: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio». L’Apocalisse (12,7) racconta come «scoppiò una guerra in cielo: Michele e i suoi angeli combattevano con il drago; il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi in cielo».


Inevitabilmente più statica e serena, ma sempre molto piacevole è la tela che Giantommaso Guarino ha dedicato al Paradiso. In alto vi compare la Trinità con il Padre benedicente, il Figlio giudicante e la colomba volante. Al centro è il globo della creazione, redenta grazie al sacrificio di Gesù. Intorno al gruppo trinitario due angeli strumentisti, con il violino e l’organo, intonano gli inni cantati da legioni di angeli nel più alto dei cieli. Nella seconda fascia di nubi, altri angeli fanno corona a tre personaggi importanti: Maria, la madre di Gesù; Giuseppe, padre putativo, con il bastone fiorito; Giovanni Battista, il precursore. Nella terza fascia gli angeli accolgono i beati in paradiso: al centro compare l’apostolo Pietro, a capo della Chiesa. L’ultima fascia in basso ospita la folla dei risorti nel giorno del giudizio universale che l’arcangelo Michele ha pesato sulla bilancia e ha giudicato degni di entrare nel paradiso dei beati.

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