Itinerario in Campania

Sant’Angelo in Formis. Il Giudizio finale dell’abate Desiderio

Le tappe dell’itinerario

Sant’Angelo in Formis è localizzata tra il fiume Volturno e il monte Tifata in un lembo di terra ricco di storia nei pressi di Capua e Caserta. La Basilica fu costruita per iniziativa di Desiderio, abate di Montecassino e nome importante nella storia dell’arte benedettina intorno al 1072. La visita remunera i chilometri percorsi per raggiungerla. Già il paesaggio nel quale si colloca, ma ancor di più l’architettura basilicale e la pittura parietale sono ricche di stimoli: pur se a distanza di un millennio le immagini eccitano il ragionamento e la riflessione piuttosto che lo stupore e l’emozione. Sant’Angelo in Formis è stata infatti al centro di una deliziosa querelle tra gli storici dell’arte che si sono impegnati a individuarvi gli influssi più diversi: bizantini, carolingi e ottoniani, islamici, benedettini. Delle pitture si può fare perfino una lettura prossemica riconoscendovi una gestualità “napoletana” contrapposta alla ieraticità “bizantina”. In un empito di irenismo artistico Émile Bertaux dirà che tutti i critici, in fondo, hanno ragione e che il Giudizio finale «quel vasto poema biblico, evangelico, apocalittico, i cui versetti sono tradotti in immagini dipinte sui muri di Sant’Angelo in Formis, ci apparirà come un esempio straordinario di confusione delle lingue».

Il Giudizio finale occupa l’intera controfacciata della basilica e incorpora le tre finestre in alto e il portone d’accesso. L’affresco si srotola progressivamente dall’alto in basso seguendo il criterio cronologico che regola lo svolgersi degli avvenimenti escatologici, secondo il quale il suono delle trombe precede la risurrezione dei morti, che a sua volta precede il giudizio e l’emissione delle sentenze; ne segue la divisione dei risorti in due gruppi con i beati che si avviano in paradiso e i dannati che vanno all’inferno. Ecco quindi la descrizione delle singole scene.


1.Inquadrati tra le tre finestre, quattro angeli suonano le lunghe trombe del giudizio che chiamano i morti al loro risveglio.

2.I morti risorgono indossando la veste candida; si sollevano e scavalcano le pareti dei sarcofaghi scoperchiati e ornati di strigili; guardano verso l’alto, richiamati dal suono delle trombe, in attesa di vedere l’arrivo del giudice.

3.Cristo giudice siede all’interno della mandorla su un trono bizantino riccamente ornato; rivolge il palmo aperto della mano destra ai beati in segno di accoglienza e il dorso della mano sinistra ai dannati in segno di rifiuto.

4.Due angeli rivestiti del loros, la sciarpa ornata di pietre preziose, sorreggono la sfera, simbolo di maestà imperiale e della sovranità di Dio su tutto il creato.

5.Gruppi di angeli riverenti accolgono la volontà del Giudice e gli fanno corona.

6.I dodici Apostoli siedono su ricchi troni ai lati del Giudice; sono schierati come celeste corte di giustizia.

7.Tre angeli srotolano filatteri con le scritte «tempus iam amplius non erit» (il tempo ormai non ci sarà più), «venite benedicti patris mei» (venite benedetti del padre mio e ricevete il regno), «ite maledicti in ignem eternum» (andate maledetti nel fuoco eterno).

8.Il corteo degli eletti. Si riconoscono i monaci benedettini con la cocolla, i preti con la pianeta, i diaconi con la dalmatica, i re e le regine coronate, le pie donne con il velo. L’espressione dei voti è serena; le mani sono sollevate nel gesto della preghiera.

9.Il corteo dei dannati si avvia verso l’inferno. L’espressione di tristezza sul viso e lo sconforto dei gesti segnalano l’immediata reazione alla sentenza di condanna, non ancora pienamente conscia delle conseguenze.

10.Il Paradiso. Tra la folla alcuni beati si arrampicano e mangiano i frutti dell’albero della vita.

11.L’Inferno. I demoni selezionano alcuni dannati e li spingono tra le braccia di Lucifero. Questi ha una lunga catena al collo, regge con un braccio il traditore Iudas e defeca un superbo.

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