Itinerario nella provincia di Rieti

Dies Irae in Sabina

Le tappe dell’itinerario

I regni dell’aldilà in San Pietro di Montebuono


E’ la più completa descrizione dell’aldilà cristiano in Sabina. Vi sono descritti l’inferno e il paradiso, ma anche il rarissimo purgatorio e perfino il limbo dei pagani giusti. La firma è di Giacomo di Roccantica, nel 1451. Siamo nella chiesa di San Pietro, all’ingresso del cimitero di Montebuono. Sotto il pavimento sono visibili le strutture di una più antica villa romana, detta di Agrippa. Affreschi dappertutto e di grande interesse: si guardino, ad esempio, nella cappella a destra del presbiterio, i cicli di Giovanni Battista e di Giacomo di Compostella. Il giudizio universale è invece affrescato nell’abside semicircolare, l’antica esedra delle terme romane, sotto una grande Maestà.

La parte alta dell’affresco, quella che contiene la scena del giudizio, è svolta secondo la tradizione. Il Cristo giudice, all’interno della mandorla, esibisce le cinque piaghe. Ai suoi piedi è l’altare preparato per il giudizio, carico degli strumenti della passione. Ai fianchi del giudice compaiono la Madonna, il Precursore e gli apostoli. Due angeli suonano le trombe. La resurrezione dei corpi è mostrata nella sua progressione: ossa e scheletri inanimati, mummie che si rianimano, corpi che riprendono vita e vigore, risorgenti che si sollevano dalle tombe.

La parte bassa dell’affresco descrive i regni dell’oltretomba.

Il Limbo è una caverna sotterranea. Le anime dei pagani che vi sono rinchiuse non subiscono patimenti fisici ma esprimono nei visi la tristezza della mancata visione del Messia. Più in alto l’artista ha raffigurato Adamo ed Eva, ormai liberati da Cristo dal Limbo dei padri, come simbolo dell’umanità un tempo schiava del peccato originale e ora redenta dal sacrificio di Gesù. Adamo coglie il frutto dall’albero paradisiaco mentre Eva fila la lana; tra i due si insinua il volto diabolico del Tentatore.

Il Paradiso ha la forma urbana della Città celeste. Pietro ne apre la porta e vi introduce il corteo dei beati, chiuso da un Vescovo e da donne sante e velate.

L’inferno è una grande cavità sotterranea. Sulla sua superficie esterna ha trovato sede il purgatorio, ospitato in cavità fiammeggianti. Un angelo scende soccorrevole e solleva dal suo letto di fuoco un’anima ormai purificata. All’interno della grande spelonca infera siede Lucifero. Ha in braccio Erode, Giuda e Pilato, i peccatori più efferati. Le sue bocche laterali divorano un papa e la sua amante. Tutt’intorno a Lucifero si affollano i peccatori. La vanagloria si guarda allo specchio. Il corteo incatenato degli spergiuri è spinto all’inferno dall’angelo di Jahvé. Il goloso ha un succulento coscio d’agnello arrosto in mano ma un diavolo dispettoso gli sigilla la bocca per impedirgli di mangiare. A rappresentare i mestieri vi sono il macellaio, che ha truccato la bilancia nel pesare la carne, e l’oste che ha adulterato il vino. Gli invidiosi si coprono il volto con le mani. L’omicida è trafitto da un pugnale sul petto. L’avaro è costretto da un demonio a ingoiare oro fuso. La ruffiana è morsicata dai serpenti. Una donna è impalata. Un’altra è flagellata dai demoni. Non mancano i bestemmiatori, gli usurai, i sodomiti. Ma la pena più infamante è quella del superbo, che viene defecato da Lucifero.

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