Itinerario nella città vaticana, a Roma e nella sua provincia

In barca sul Tevere con Caronte

Le tappe dell’itinerario

L’inferno visto da Santa Francesca Romana


L’Inferno è il regno dell’aldilà più temuto. Ovvio quindi che le sue immagini abbiano un contenuto ammonitore.  Prendiamo ad esempio l’affresco che si trova nella cappella vecchia del monastero di Tor de’ Specchi a Roma. E’ opera di scuola di Antoniazzo Romano del 1468. Ed è la fedele trascrizione iconografica della visione dell’inferno che la santa ebbe durante la sua malattia e che il suo confessore, il prete Giovanni Mattiotti, registrò ne lo tractato como la beata Francesca fu menata in spirito da l’angelo Raphaello ad vedere le pene che pateno l’anime nello inferno.

Francesca Bussa de’ Ponziani (1384-1440) ha la visione quasi ne l’ora vespertina. L’arcangelo le mostra il grandissimo abisso et terribilissimo e deve sostenerla mentre lei arretra per l’orrore: et vedendo, sentendo ed odendo infinita terrebilità, con grande terrore fu sbagottita.

L’affresco descrive poi la caccia ai dannati da parte dei diavoli psicopompi: oscenamente catturati, i dannati sono precipitati nella bocca del drago infernale. Il dragone grandissimo ha la forma di un serpente a scaglie verdi. Nella visione di Francesca stava lo capo dello dicto dragone in meço della entrata dello inferno, ma poco de socto alla dicta entrata; et teneva la boccha aperta colla lengua de fore, della quale gessiva grandissimo fuoco, non però che lucessi, ma era nerissimo,e rendeva grandissimo et crudele calore. Gessiva anche della soa bocca sì grande fetore, che non se porria ymaginare per mente humana; et per li suoi occhi, recchie et naso ne gessiva fuoco nero con grande calura et fetore. Il dragone divora i dannati e li rivomita dal ventre nella caverna dell’inferno. Un destino peggiore è riservato agli scomunicati: essi precipitano nel più profondo dell’ade, impigliati nella coda del mostro e condannati a bollire in eterno nella caldaia, in un brodo di pece, zolfo, olio e ferro incandescenti.

L’altro personaggio che domina il cuore dell’inferno è Sathanasso terrebilissimo, lo quale stava in uno luoco quasi onorato, cioè che stava assiso, como fussi uno trave nello luoco de mieso. L’affresco ce lo descrive in forma umana, di colore nero, nel gesto di giudicare le anime prave (parodia del gesto di Cristo giudice); ha artigli da rapace ai piedi, naso adunco, corna sulla testa e ali membranacee. L’inferno stereometrico si sviluppa su cinque piani sovrapposti, destinati ai dannati:

-in basso, al piano terra, abitano i golosi e i lussuriosi (oltre agli scomunicati nella caldaia);

-al piano superiore sono gli iracondi e gli avari;

-gli accidiosi abitano il piano centrale;

-al quarto piano è il mesto corteo di quelli che so’ presentati a Sathanasso, accarezzati dalla mano unghiuta dell’umanoide infernale;

-l’ultimo piano è destinato ai superbi (vanagloriosi) che sono appesi a testa in giù.

La visione di Santa Francesca Romana comprende anche il Limbo dei bimbi (che non è tuttavia riportato nell’affresco): vide essa beata l’anime delli dicti pargoli assise tucte volte una da l’altra.  Tenevano li gobiti sopre li ginocchi loro e le mano alli loro occhi apparate; e non avevano altra pena, salvo che tenebra. Anche lo dycto Limbo era diviso in tre luochi: uno de sopra, nello quale erano l’anime de pargoli concepiti de cristiani muorti sensa baptismo; et nello luoco de mieso del disto lymbo ve stavano l’anime de pargoli conceputi da iudiei, nel quale luoco era magiore oscurità; et nello terzo luoco, lo quale stava più socto che li dicti doi, nel quale era magiore tenebra che nelli altri doi dicti, stavano l’anime de pargoli conceputi de compari e de commare, e de homini e femine religiose, e de sacerdoti et de monache, perché moriero sensa lo baptismo.

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