Itinerario in Puglia
Otranto. Il Paradiso e l’Inferno di Pantaleone
Le tappe dell’itinerario
La cattedrale di Otranto conserva un celeberrimo mosaico commissionato dal vescovo locale Gionata al sapiente presbitero Pantaleone, un monaco formatosi alla scuola ellenistica del vicino monastero di San Nicola di Càsole, che lo realizzò tra il 1163 e il 1165. Il mosaico occupa l’intero pavimento della cattedrale e costituisce una sorta di enciclopedia illustrata della cultura dell’alto medioevo, sviluppata intorno all’immagine dell’Albero della Vita e ai temi dell’Incarnazione, della Redenzione e dell’Aldilà.
La visione del Paradiso e dell’Inferno ispira il mosaico della navata sinistra. Un albero altissimo, l’albero del bene e del male, simbolo di Cristo che presiede al giudizio universale, separa in due spazi contrapposti i regni dell’aldilà, il male e il bene, e vi confina a da un lato i dannati e dall’altro i beati.
Il Paradiso è simbolicamente raffigurato dal seno dei Patriarchi. Abramo, Isacco e Giacobbe, seduti su sgabelli, accolgono in grembo i risorti e li accarezzano con la tenerezza di padri. Abramo prende in braccio Lazzaro, il povero mendicante che ha sofferto tutta la vita e che ora si ristora nella gioia della ricompensa divina. Ai piedi dei patriarchi si stende il giardino dell’Eden, il paradiso terrestre abitato da animali simbolici, dove spuntano cespugli fioriti e alberi rigogliosi di gemme, fiori, foglie e frutti. Al vertice degli animali simbolici si colloca il cervo con il suo palco di corna, sollevato sulle zampe posteriori: al cervo è tradizionalmente associata la figura di Cristo.
L’Inferno è introdotto dall’immagine del capro, coerentemente con la parabola evangelica matteana che assimila le pecore ai beati e i capri ai dannati nel giudizio universale. Il capro è circondato da tre animali simbolici, personificazione di altrettanti vizi. Superata la porta dell’Inferno, si trova la grande immagine di Satanas, seduto sul dorso di un drago con tre teste che vomita serpenti. Siamo di fronte a Lucifero che ha in testa la corona di re infernale e che divora peccatori. Al suo fianco è l’immagine speculare di Infernus, incatenato mani e piedi sul fondo dell’abisso.
Segue una fascia di mosaico dedicata ai dannati: i peccatori sono assaliti da serpenti di grandi dimensioni e a seguito del loro morso letale finiscono per perdere le proprie fattezze umane originali e per assumere nuove identità teratologiche. In questa deriva mostruosa l’immagine successiva che appare è quella di Aletto, Tisifone e Megera, le tre Furie, mitologiche figlie dell’Erebo e della Notte e incarnazione della vendetta implacabile. Un diavolo alato sostituisce l’arcangelo Michele nella psicostasia, la pesatura delle anime sulla bilancia. Tra i dannati uno finisce a capofitto in un pozzo, mentre gli altri sono attesi sul fondo da un demonio con il forcone, da una cane azzannatore e dall’albero spinoso.
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