Itinerario in Puglia
Minervino di Lecce. Gli affreschi di Specchia Gallone
Le tappe dell’itinerario
Specchia Gallone è una frazione di Minervino di Lecce, situata nell’ambiente naturale delle Serre salentine, lungo la strada che conduce a Poggiardo. Ai margini del piccolo centro sorge la chiesetta francescana dedicata a Sant’Anna, la madre della Madonna, patrona delle puerpere. Siamo in un contesto rurale del tutto periferico rispetto ai circuiti artistici più rilevanti. Un borgo per il quale si potrebbero ripetere le scettiche e un po’ sprezzanti parole di Natanaele: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Eppure dovremo seguire piuttosto la replica di Filippo che rispose: “Vieni e vedi”. Incredibilmente quest’anonima chiesetta di Sant’Anna ha l’interno completamente rivestito di affreschi cinquecenteschi di un certo pregio. Un ciclo pittorico molto godibile che distribuisce sulle pareti le immagini del vecchio e del nuovo testamento, dei santi e del giudizio universale. La parete sinistra riporta le scene della Genesi, dalla nascita dei progenitori Adamo ed Eva fino all’arca di Noè. La parete destra riporta le scene dell’infanzia di Gesù, dall’annunciazione alla natività, fino alla fuga in Egitto e alla strage degli innocenti. Il presbiterio è affrescato con le scene della passione, dell’ascensione e della pentecoste, affiancate alle immagini dei santi più popolari.
La controfacciata è decorata dalla visione del giudizio universale. Il tribunale celeste è raccolto in una bomboniera di soffici nuvole. Gesù è seduto, espone le piaghe della passione e indica ai risorti sua madre, l’advocata peccatorum. A fianco di Gesù sono i due intercessori in ginocchio, Maria, la madre, che indica il figlio, e Giovanni il Battista, l’ultimo profeta che indossa l’abito eremitico di peli di cammello. La scena è purtroppo monca di brani di pittura andati perduti; possono però riconoscersi almeno gli apostoli Pietro (con il sacchetto delle monete del tradimento di Giuda), Giacomo il maggiore (con il bastone da pellegrino), Paolo (con la spada), Pietro o Andrea (con la croce del martirio). Ai lati volteggiano gli angeli che esibiscono gli strumenti della passione: si riconoscono la croce, la canna con la spugna e il secchiello dell’aceto. Sulla verticale del Giudice un possente arcangelo Michele schiaccia sotto i piedi il diabolico ribelle e con la lancia gli spacca la testa. Quattro angeli, appollaiati sulle nuvole, suonano le trombe che chiamano i morti a risorgere. La risurrezione finale è articolata in cinque fotogrammi. Nel primo vediamo una caverna-ossario con gli scheletri che si rianimano e si ricostruiscono. Nel secondo vediamo i corpi dei risorti che emergono dai loro avelli. Nel terzo i risorti apprendono il loro destino dalle pagine dei libri della vita e del bene che gli angeli aprono davanti a loro. Nel quarto gli angeli formano il corteo dei beati e ne scacciano i diavoli predatori. Nel quinto si vede l’ascensione dei beati verso il Cielo. Sull’altro fronte è descritta la fine dei dannati, condannati dalle pagine del libro del male, mostrato da due angioletti. I reprobi sono bastonati da un diavolo e spinti nelle fauci del drago infernale. Qui Lucifero in catene afferra i peggiori peccatori e li divora. Un paesaggio fiammeggiante, popolato da demoni, serpenti e rapaci alati, accoglie la folla sterminata dei viziosi.
Richiamandosi letteralmente al Vangelo di Matteo, la visione del giudizio finale è integrata didascalicamente dalla descrizione delle opere di carità, che costituiranno la materia su cui tutti gli uomini saranno esaminati. Vediamo così in basso sulla parete destra i quadri che descrivono l’invito a seppellire i morti, visitare gli infermi e i carcerati, rivestire gli ignudi, ristorare gli affamati e gli assetati, accogliere i pellegrini. Le scene sottostanti le opere di carità descrivono i comportamenti opposti, quelli che il giudice sanzionerà nell’ultimo giorno.
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