Itinerario in Umbria
Assisi. L’Apocalisse di Cimabue
Le tappe dell’itinerario
Cimabue ha dipinto la sua Apocalisse ad Assisi, negli anni tra il 1277 e il 1283. La si può ammirare nel transetto sinistro della Basilica superiore di San Francesco. Anche se “ammirare” può risultare un termine eccessivo a fronte delle attuali condizioni dei dipinti: scene molto deperite, brani di affresco ormai perduti, ossidazione dei colori. Tuttavia il genio di Cimabue riesce ancora ad imporsi e a trasmettere le emozioni contenute in un libro sacro arduo da rappresentare a causa della sua natura “liquida” e visionaria.
La visione di Giovanni nell’isola di Patmos
In senso logico il ciclo di Cimabue può cominciare dalla scena in cui Giovanni, ormai vecchio, siede sullo scoglio di Patmos, circondato dai flutti del mare. Un angelo gli si accosta e gli mostra la “rivelazione di Gesù Cristo”: «Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro» (Ap 1, 9-11).
La visione del trono e il libro dei sette sigilli
Tra le più note delle visioni apocalittiche di Giovanni è la scena del trono in cielo con l’adorazione dell’Agnello mistico da parte dei ventiquattro anziani. Cimabue, in realtà, sostituisce l’Agnello con l’immagine di Gesù bambino e colloca intorno al trono il tetramorfo (l’angelo, il toro, il leone e l’aquila), tradizionali simboli degli evangelisti. I Seniori dell’Apocalisse sono raffigurati con la corona e i vasi profumati, circondati dal coro degli angeli: «Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola» (Ap 4, 2-7).
I quattro angeli
La scena descrive i quattro angeli collocati ai quattro canti del mondo (Cimabue li colloca nei "cantoni", cioè negli angoli di una fortificazione sghemba). Essi trattengono i corni dei venti nell'attesa di dare inizio alla distruzione della terra. Nel frattempo un angelo segna sulla fronte. con sigillo divino, i giusti servitori di Dio: «Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. E vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: "Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio". E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele» (Ap 7, 1-4)
Il drago apocalittico
Cimabue descrive nel lunettone in alto l’episodio della cacciata degli angeli ribelli. La scena mostra il combattimento tra l’arcangelo Michele e il drago, il diabolico "serpente antico" che viene trafitto da lunghe lance, scacciato dal cielo e precipitato sulla terra: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» (Ap 12, 7-9).
La caduta di Babilonia
Un quadro descrive la caduta di Babilonia, annunciata da un angelo. La città collassa per effetto del terremoto. Gli edifici si spaccano e s’inclinano rovinando a terra: «Il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: "È cosa fatta!". Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente» (Ap 16, 17-19). Cimabue descrive anche la fuga dalle porte aperte nelle mura della città di uomini, diavoli e animali: «Dopo questo, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere, e la terra fu illuminata dal suo splendore. Gridò a gran voce: "È caduta, è caduta Babilonia la grande, ed è diventata covo di demòni, rifugio di ogni spirito impuro, rifugio di ogni uccello impuro e rifugio di ogni bestia impura e orrenda» (Ap 18, 1-2).
La seconda venuta di Cristo
Nell’ultimo riquadro della parete il Cristo apocalittico si mostra ai risorti nella mandorla, circondato dagli angeli che suonano le sette trombe. Sotto di lui è l’altare con gli strumenti della Passione affiancato da un angelo incensiere. In basso è la folla dei risorti, raffigurati in ginocchio. Si riconoscono i francescani guidati da Francesco e Bonaventura. La scena è la trascrizione di una pagina dell’Apocalisse: «E vidi i sette angeli che stanno davanti a Dio, e a loro furono date sette trombe. Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi» (Ap 8, 1-4).
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