Itinerario in Umbria
Todi. Il Purgatorio di San Patrizio e la Gerusalemme celeste
Le tappe dell’itinerario
Il Monastero di San Francesco si trova a Todi lungo la Via di Borgo Nuovo ed è abitato dalle Suore Clarisse. I lavori di restauro del coro delle monache, conclusi nel 1976, hanno riportato alla luce un affresco della metà del Trecento dedicato a un soggetto abbastanza raro: la rappresentazione della Gerusalemme celeste accanto all’immagine del Purgatorio di San Patrizio. Le due realtà ultraterrene sono collegate dalla figura di San Filippo Benizi, superiore generale dell’Ordine dei Servi di Maria. I padri Serviti abitarono il Monastero per molto tempo, almeno fino al Seicento, e vollero valorizzare nell’affresco la presenza, accanto a Maria, del loro santo confratello, fiorentino di origine ma morto a Todi. Il santo ha in mano un ramoscello d’olivo e sul capo un’aureola dai raggi dorati.
Il Paradiso ha la forma di un castello merlato e fonde l’immagine del Paradiso terrestre con quella della Gerusalemme celeste. Il giardino dell’Eden era infatti un grande parco circondato da mura; la sua porta fu sigillata dopo la cacciata dei progenitori a causa del peccato originale; ora San Pietro riapre quella porta grazie alle chiavi consegnategli da Gesù («A te darò le chiavi del regno dei cieli», Mt 16,19) e vi introduce le anime dei salvati, accolte dagli angeli. La seconda immagine è quella della Gerusalemme celeste, la città scesa dal cielo del capitolo 21 dell’Apocalisse. Essa viene sintetizzata dalla figura centrale del Cristo cui fanno corona gli angeli a guardia delle dodici porte.
Sulla destra è dipinto il monte del Purgatorio. Sanctus Patricius, in abiti pontificali e con la mitra in testa (San Patrizio è Vescovo d’Irlanda), fa scaturire con un bastone dalla vera di un pozzo le fiamme del Purgatorio, a edificazione dello sgomento Dominus Nicolaus.
Il pozzo scende nelle profondità di un monte dove sono scavati sette ipogei. Ogni caverna è adibita alla purificazione della pena di un vizio capitale. I vizi sono gli stessi che sono puniti all’inferno; ma a differenza dell’inferno, dove la punizione è eterna, nel Purgatorio la punizione ha carattere di purificazione ed è perciò temporanea, aperta alla speranza. L’avaro è inchiodato a terra e strangolato con la scarsella dei soldi; i lussuriosi sono stesi promiscuamente tra le fiamme e torturati sul sesso; i superbi sono spinti dai diavoli verso le fauci del mostro luciferino; gli accidiosi sono spinti a traversare un ponte irto di chiodi con il rischio di cadere in un fiume infestato di serpenti; gli iracondi sono brutalizzati da un mostro; gli invidiosi sono gettati in un pozzo maleodorante; l’ultima caverna, dedicata ai golosi, è andata perduta per la caduta dell’intonaco.
Le anime purificate escono dalle buie segrete del secondo regno, manifestando la loro gratitudine alla misericordia divina. Esse indossano la veste candida dei santi dell’Apocalisse («Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello avvolti in vesti candide», Ap 7,9) e si inginocchiano davanti alla madre di Gesù per ricevere sul capo la corona della vittoria. Grazie all’intercessione di Maria e di San Filippo Benizi, le anime procedono poi verso la porta del Paradiso dove sono accolte da San Pietro e introdotte nel coro dei beati.
Nell’alto dei cieli volano stormi di angeli che osservano con attenzione ciò che accade sulla terra. Particolarmente curiosi sono i diversi atteggiamenti degli angeli che commentano la scena di San Patrizio e che manifestano nel volto e nella posizione delle braccia stati d’animo differenziati.
Sul frontone dell’arco vi è ancora spazio per due figure: a destra il profeta Isaia annuncia Consolamini, consolamini popule meus, dicit Dominus Deus vester («Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio», Is 40,1). A sinistra l’evangelista Matteo ricorda la parola di Gesù nel giorno del giudizio universale: venite benedicti patris mei possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi («Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo», Mt 25,34).
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