Itinerario nella provincia di Frosinone

Cose dell’altro mondo in Ciociaria

Le tappe dell’itinerario

L’itinerario può iniziare dalla Val Comino. E’ una valle sconosciuta, remota, nel territorio laziale del parco nazionale d’Abruzzo. Ma è anche una valle ricca di sorprese, di stimoli, di itinerari naturalistici. Sfogliando la bella guida diffusa dalla Comunità montana si scoprono tesori inaspettati, itinerari tematici, suggestioni e idee di viaggio.

Il primo posto-tappa è Settefrati, un paese dal nome simpatico. Gli escursionisti lo conoscono come il punto di partenza per il santuario di Canneto e per uno dei più bei sentieri del Parco, lungo le rive del Melfa, in direzione del rifugio Acquanera e dei camosci di Forca Resuni.

Novecento anni fa un ragazzo di Settefrati, di nome Alberico, si ammalò così gravemente da restare in coma per nove giorni. Ma al suo risveglio potè raccontare una straordinaria visione e il fantastico viaggio che durante quei giorni di incoscienza aveva fatto, sulle ali di una colomba, accompagnato da San Pietro e dagli angeli, nei luoghi dell’oltretomba. L’emozione fu tale che Alberico decise di farsi monaco nella fiorente abbazia benedettina di Montecassino.


La visione dell’aldilà di Alberico da Settefrati


La visione generata dal volo di Alberico (Visio Alberici) è un’antenata della moderna aerofotogrammetria, un Gps medioevale, una sorta d’atlante che ci descrive con precisione la geografia dell’aldilà, un’accurata carta topografica dei luoghi ultramondani. Il paesaggio infernale che Alberico ci disegna, ad esempio, è caratterizzato da monti innevati, valli profonde, laghi e cavità naturali. Il purgatorio è invece una landa sterminata, un campo pieno di vegetazione intricata e di cespugli spinosi, difficilissimo da traversare se non a prezzo di graffi e lacerazioni, che termina con un ponte alto a traversare un fiume di pece. Il paradiso, infine, è un campo di delizie sulla sommità di un vasto altopiano “tibetano”, ad una quota così alta da essere quasi a contatto con il cielo stellato (altissimus valde coeloque propinquus). Paesaggi straordinariamente simili a quelli veri che sovrastano Settefrati.

I luoghi infernali “fotografati” da Alberico a volo d’uccello sono quattordici e meritano di essere citati per esteso:

-il sottobosco di pruni incendiati dove si purificano i bambini (igneis prunis incendiosisque vaporibus estuantem vidi);

-la valle gelida dei lussuriosi, circondata da montagne e sede di un ghiacciaio (vallem terribilem, in qua innumeros quasi congelate glaciei acervos conspexi tante nimirum altitudinis);

-la foresta di giganteschi alberi acuminati da cui penzolano le madri snaturate con i seni trafitti dai rami e succhiati dai serpenti (vallem nimis terribiliorem deveni, plenam subtilissimis arboribus);

-la scala arroventata, poggiata su una collina, che si alza su un recipiente di pece bollente (vidi scalam ferream ita ardentem et scintillas emittentem acsi ferrum, cum de fornace trahitur);

-il lago di fuoco rosso come sangue, una fornace che libera bolle di fuoco (plurimos ignium globos sulphureasque flammas tamquam fornacis magne vidi);

-il grande lago di sangue che accoglie gli omicidi (vidi lacum magnum plenum sanguine);

-l’immensa caldaia dove friggono i dannati (vasis plenum quoque stagno, plumbeo, sulphure et resina, ita omnibus liquescentibus et ferventibus acsi oleum in frixorio super ignem bulliens);

-il tartaro, un gran pozzo tenebroso (os infernali baratri, qui similis videbatur puteo), da cui salgono maleodoranti miasmi e urla di terrore;

-la valle con il lago rosseggiante di metallo liquefatto (lacus magnus totus rubicundus acsi metallum liquefactum), destinato ai bagni dei sacrileghi;

-il vulcano fumante ed eruttante (flammas emittentem), nel cui cratere sono gettati i simoniaci;

-la palude umida e tenebrosa (locum horridum et tenebrosum) che ospita gli apostati tra vapori infetti e rettili schifosi;

-un lago scuro, ripieno d’acqua sulfurea e di falsi testimoni martoriati sulla bocca dagli scorpioni (de lacu aqua sulphurea et serpentibus ac scorpionibus pleno);

-una pianura interminabile percorsa dagli avari incatenati e appesantiti da macigni roventi (viros nudos, in gutture, manibus pedibusque, catenas habentes);

-le porte dell’inferno, guardate da un cane e un leone, diavoli zoomorfi: il loro fiato genera trombe d’aria e tempeste di vento che trascinano i dannati in vortici micidiali.

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