Itinerario nella provincia di Torino

Villafranca Piemonte. Le virtù e i vizi di Aimone Duce

Le tappe dell’itinerario

Villafranca Piemonte è un comune della valle del Po in provincia di Torino. Tra i suoi numerosi monumenti si segnala la cappella di Santa Maria di Missione, situata in aperta campagna e dotata di un bel ciclo di affreschi in gran parte opera del pittore pavese Aimone Duce (Aimo Dux), attivo alla corte dei Savoia-Acaia. Gli affreschi sono databili intorno al 1430-35.


Una lunetta ospita la rappresentazione delle Virtù e la Cavalcata dei Vizi. Questo tema, diffuso in Piemonte e Liguria, aveva una evidente finalità pedagogica, mirata ad allontanare i fedeli dai molteplici comportamenti viziosi sotto la minaccia dell’inferno e ad accostarli invece alla vita virtuosa orientata alla ricompensa del paradiso. L’insegnamento morale non era astratto ma, al contrario, reso assai concreto dalla descrizione dei singoli personaggi, dei comportamenti, delle situazioni e degli oggetti. A rafforzare la simbologia delle immagini concorrevano i cartigli esplicativi loro associati. La finalità catechetica era accentuata dall’inserimento della figura di Gesù che sovrastava il doppio registro delle virtù e dei vizi e dispiegava un cartiglio sul significato delle immagini.

Sia le virtù che i vizi sono impersonati da figure femminili impegnate in concrete situazioni e attività. Diverso è però il contesto nel quale operano i due gruppi. Le virtù siedono in un magnifico giardino fiorito che richiama nitidamente il paradiso terrestre. I vizi cavalcano bestie legate da una lunga catena e sospinte da demoni mostruosi: sia il terreno sul quale procedono, sia la destinazione finale, esprimono un contesto infernale alimentato dal fuoco e simbolizzato dalla bocca del Leviatano di Giobbe.  

Le immagini distribuite su due fasce suggeriscono una lettura orizzontale della serie delle virtù e dei vizi. Ma il senso morale dell’immagine nel suo complesso è trasmesso in modo più esplicito dalla lettura ‘verticale’. Solo confrontando la virtù soprastante con il vizio sottostante risulta comprensibile il contrasto tra i comportamenti virtuosi (raccomandati) e i viziosi (sconsigliati).


Superbia / Umiltà. La superbia è una regina riccamente abbigliata, con lo scettro in mano, a cavallo di un orgoglioso leone; un diavolo dispettoso la detronizza togliendole la corona dal capo. L’umiltà è proposta con l’immagine della Madonna, velata e a mani giunte, esempio di accettazione della volontà di Dio.


Avarizia / Generosità. L’avarizia è una vecchia tirchia, a cavallo di una scimmia cleptomane, che pur di accrescere il suo tesoretto di monete si costringe a una vita di privazioni, visibili nell’abito misero e strappato, nello straccio usato come copricapo, nella mancanza di calzature. La generosità è invece una donna altruista che distribuisce doni a un gruppo di bimbi poveri.


Lussuria / Castità. La lussuria è una donna elegante che si ammira vanitosamente allo specchio e solleva maliziosamente la gonna aiutata dal diavolo che le allarga il vestito; è raffigurata a cavallo di un maiale. La castità è una donna bella e ascetica, dai lunghi capelli biondi, dall’abito lungo e semplice, che si dedica a letture spirituali.


Invidia / Carità. L’invidia cavalca simbolicamente uno sciacallo, animale impietoso che si nutre di carogne. L’invidia gioisce del male degli altri e non riesce a tenere a freno la lingua. La carità, al contrario, vuole il bene del prossimo e non esita a donare il latte del suo seno anche al bimbo non suo.


Gola / Temperanza. La gola è una donna che beve e mangia in modo eccessivo e sregolato, mentre un diavolo, dal volto indimenticabile, la sberleffa stringendole il ventre. Cavalca un lupo, animale proverbialmente sempre affamato. La temperanza al contrario, rifiuta gli eccessi ed elegge la sobrietà a norma di vita; la vediamo mentre stempera con l’acqua un vino troppo forte.


Ira / Letizia. L’ira perde il controllo di sé, in preda alla sua collera e alla rabbia che la pervade. Arriva addirittura all’autolesionismo di ferirsi con un pugnale. Non a caso cavalca un orso, animale famoso per i suoi scatti violenti. All’ira è contrapposta la letizia, il comportamento gioioso di una giovane che apprezza e gode della bellezza della vita e dei frutti della natura.


Accidia / Sollecitudine. L’accidia è una donna sonnolenta e trasandata che trascura i lavori domestici della filatura con la rocca e il fuso. Trova una perfetta simbiosi con l’indolenza dell’asino che cavalca. La sollecitudine è invece il comportamento diligente di una donna di casa intraprendente e attiva, che usa l’arcolaio e lavora la stoffa con ago e filo, a beneficio dei suoi familiari.


Il tocco finale che l’artista pone nell’angolo in basso a destra è la scena dei dannati che finiscono nella gola dell’Inferno. È un ammonimento chiaro: né la tonsura dei religiosi, né il tocco di nobiltà degli amanti mettono al sicuro dal rischio della dannazione e dai forconi dei diavoli. L’ultimo appello all’arte di ben vivere.

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