Itinerario nella provincia di Torino
Bardonecchia. La cavalcata dei vizi a Horres
Le tappe dell’itinerario
Prima d’infilarsi nelle gallerie del Frejus verso la Francia, la ferrovia e l’autostrada della Val di Susa fanno tappa a Bardonecchia, città di confine al centro di uno spettacolare anfiteatro di montagne. La meta della nostra passeggiata è la cappella di Sant’Andrea nella frazione di Horres. Visitata la città, c’inerpichiamo sui tornanti della strada carrozzabile che sale alle borgate di Millaures e Gleise, ammirando i panorami via via più ampi della valle della Dora. Giunti nei pressi delle grange di Rochas lasciamo l’auto in uno slargo della strada e proseguiamo a piedi per un sentiero segnalato nel bosco. Il percorso è pianeggiante e breve. In quindici minuti raggiungiamo la cappella di Horres, isolata e solitaria in una soleggiata radura montana.
La facciata è decorata dalle immagini degli apostoli Andrea e Pietro e dalla scena della cavalcata dei vizi, dipinte intorno al 1530. Il pittore ha voluto ammonire gli abitanti dei villaggi ad abbandonare i loro comportamenti viziosi e a scegliere la strada della conversione e della virtù. Per essere più convincente ha immaginato un triste corteo di uomini e donne facilmente identificabili come simboli dei vizi capitali, a cavallo di animali altrettanto simbolici, che nell’aldilà sono trascinati in catene a un destino di dannazione. Il corteo si muove lentamente da destra a sinistra e viene inghiottito dalla bocca spalancata dell’Inferno. Ad accogliere i dannati provvede un diavolo fallico, mentre un demonietto popputo dà il ritmo alla cavalcata suonando una trombetta. Altri diavoletti dispettosi tormentano i personaggi della cavalcata.
Il primo personaggio è il simbolo della Superbia. Un re con lo scettro, riccamente abbigliato, a cavallo di un orgoglioso leone, manifesta tutto il suo sconcerto di fronte al destino umiliante che lo attende nell’aldilà.
Il secondo personaggio è il simbolo dell’Avarizia. Un mercante regge con la mano destra un sacchetto di monete e infila la mano sinistra nella scarsella che ha sul fianco per accertarsi del suo contenuto. Cavalca un animale difficilmente riconoscibile, ma probabilmente un avido cinghiale.
I guasti del tempo hanno fatto scomparire la terza e la quarta figura, simboli rispettivamente della Lussuria e della Gola.
Il quinto personaggio incarna l’Ira. Una figura scarmigliata, in preda a una crisi collerica, arriva all’autolesionismo e al suicidio e si trafigge con un pugnale. L’animale simbolo potrebbe essere un felino o un orso noti per il loro comportamento furioso.
Il sesto personaggio è figura dell’Invidia. Il vizio è incarnato da un vecchio canuto e intristito che non esita a dare la colpa ai suoi vicini, indicandoli a dito. L’animale cavalcato potrebbe essere uno sciacallo.
Il settimo personaggio incarna il vizio dell’Accidia. Una donna indolente, trasandata nel vestire e con i capelli in disordine, malconsigliata da un diavolo, trascura i lavori domestici simboleggiati dalla rocca e dal fuso. Sonnecchia accidiosa sul dorso di una giovenca o di un asino.
Sotto la cavalcata dei vizi erano affrescate le scene dei supplizi infernali. Di esse non resta però che qualche ombra.
Le due figure in alto, gli apostoli Andrea e Tommaso, incorniciati dalle piante frondose e dai fiori del paradiso, richiamano i malviventi al senso della testimonianza cristiana che non esita ad accettare anche il martirio.
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