Itinerario nella provincia di Torino

Ivrea. L’Aldilà di Spanzotti in San Bernardino

Le tappe dell’itinerario

La chiesa e il convento dedicati a San Bernardino da Siena furono costruiti per iniziativa dei Frati Minori Osservanti e furono inaugurati nel 1472. Ma nel corso del Novecento ebbero nuova vita e funzione, quando l’ingegner Camillo Olivetti ne acquisì la proprietà. Negli anni Cinquanta furono così inseriti all’interno della fabbrica della Olivetti, un’esperienza industriale e culturale che ha segnato la cultura italiana. E così oggi bisogna bussare al portone dell’azienda per poter visitare la chiesa. Et pour cause. La chiesa ospita un ciclo di pitture rinascimentali tra le più importanti del Piemonte. Gian Martino Spanzotti vi dipinse tra il 1480 e il 1490 le storie della vita e passione di Cristo, la lunga storia della salvezza che si apre con la cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre e si chiude con il Giudizio universale. Le venti immagini che fanno corona alla grande Crocifissione centrale coprono il muro divisorio della chiesa, quello rivolto ai fedeli laici, e costituiscono una sorta di catechesi illustrata del cristianesimo.


La visione che Spanzotti ha dell’aldilà si sviluppa nei due pennacchi centrali, raffiguranti il giudizio universale e l’inferno, e nel semipennacchio laterale destro dedicato al purgatorio.

Condizionato dallo spazio disponibile il giudizio finale si svolge in una valle fiancheggiata dalle rocce della montagna infernale. Nel cielo in alto Gesù appare sulle nubi con il torso nudo, le piaghe delle mani e del costato in evidenza, col nimbo dietro i lunghi capelli biondi. Due angeli tubicini suonano le trombe che chiamano tutti i risorti al giudizio. A destra del giudice tre angeli sulle nubi mostrano ai risorti gli strumenti della passione, sintetizzati nella colonna della flagellazione, nella croce con i chiodi e nella lancia di Longino. A sinistra del giudice vediamo il gruppo degli intercessori e degli apostoli. Le prime due figure sono quelle della Madonna e del Battista che temperano l’ira del giudice intercedendo per l’umanità risorta. Dietro di loro figurano gli apostoli: si riconoscono San Paolo con la testa tagliata dalla spada del martirio, San Giovanni con il calice, San Bartolomeo con la pelle scorticata e Sant’Andrea con la croce. Nella valle di Giosafat è descritta la separazione dei buoni dai cattivi. I corpi nudi dei risorgenti che sono stati salvati ascendono a mani giunte le balze del Paradiso, accolti da San Pietro (con le chiavi), dal buon ladrone Disma con la su croce e da un vescovo; questi personaggi sono anche identificati, grazie a dei cartigli, come espressione delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Sul fronte opposto i dannati vengono accolti dai diavoli sulla soglia della caverna infernale. I cartigli indicano i loro vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria. La scelta originale di Spanzotti è stata quella di descrivere la cacciata dei malvagi all’inferno per mano di cinque personaggi. Il primo è l’arcangelo Michele, armato di corazza, scudo e spada, che fronteggia il demonio e allontana i dannati. Altri quattro santi, fondatori e rappresentanti dei principali ordini religiosi del tempo, alzano i loro bastoni e randellano i viziosi con inaspettata violenza.


Il pennacchio successivo esplora i tre piani della cavità infernale e si sofferma sui diversi compartimenti penali dell’Inferno. In ognuno di essi, presieduto da un diavolo diverso, si puniscono i peccatori dei diversi vizi capitali. La prima scena vede i diavoli che punzecchiano e spingono due facchini un po’ speciali: sono un vescovo e un religioso, costretti a portare sulle spalle i loro simili dannati, ammassati nelle gerle da fieno, a rovesciarli in un tombino fiammeggiante e a precipitarvi essi stessi. La scena successiva descrive la pena dei golosi. Il diavolo Belzebù è il maître di una tavola imbandita di invitanti carni arrosto, pane e bevande. Un frate obeso è costretto al supplizio di Tantalo, impedito da un sadico diavolo di assaporare tante prelibatezze. Ma al goloso al suo fianco va ancora peggio: a bocca aperta è costretto ad ingoiare lo sterco che un diavolo gli defeca in gola; mentre la donna, con un imbuto infilatole in bocca, ingoia il vomito di un altro diavolo.

Scendendo al piano inferiore vediamo la punizione dei lussuriosi e degli avari, presieduta rispettivamente da Asmodeo e Mammona. La donna ruffiana è cavalcata come una cavalla da un demonio mentre i bollenti ardori della coppia adultera e del religioso infedele al voto di castità sono puniti su una graticola arroventata. Due avari sono costretti a ingoiare monete roventi e oro fuso.

Nel più profondo dell’inferno Lucifero presiede al girone dei superbi: afferra i rappresentanti delle due opposte fazioni in lotta tra di loro e li fa cozzare l’uno contro l’altro, testa contro testa.


La scena finale rappresenta il Purgatorio, ovvero il luogo dove sono puniti quelli che in vita sono stati né perfettamente buoni né perfettamente cattivi. La gravità della pena da espiare è simbolizzata dalla profondità dei corpi nelle fiamme. Di alcuni purganti fuoriescono solo le mani, di altri emergono via via la testa, le spalle o il torace, simbolizzando così il tempo mancante alla liberazione. Dai peccatori emerge tuttavia un grido, un appello, una richiesta, trascritta nel cartiglio: «miseremini mei, miseremini mei saltem vos amici mei». È l’invocazione che Giobbe rivolge ai suoi amici ad aver pietà per lui. E dagli amici viventi arriva il soccorso, quel suffragio che vale ad abbreviare la pena e ad accelerare la liberazione dalle fiamme. Le diverse forme del suffragio sono rappresentate dagli oggetti che gli angeli mostrano ai purganti: la preghiera, simbolizzata dalla corona del rosario e dal libro delle orazioni; le messe gregoriane, simbolizzate dal calice; le opere di misericordia, simbolizzate dai ceppi del carcerato da visitare, dalle calzature per il pellegrino da ospitare, dal cibo e dalla bevanda per gli affamati e gli assetati, dall’abito per l’ignudo da rivestire. Grazie all’aiuto dei vivi una donna conclude l’espiazione della pena e, con l’aiuto di un angelo, si solleva dal purgatorio e ascende al cielo dei beati.

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