Itinerario nella provincia di Venezia

Venezia. Tre tele nel Museo Correr

Le tappe dell’itinerario

Il Museo Correr di Venezia si trova sulla piazza San Marco, di fronte alla Basilica, e gode quindi di un’invidiabile posizione. I tanti visitatori vi scoprono i tesori d'arte e la storia di Venezia percorrendone l’ala Napoleonica, le sale delle Procuratie Nuove e la grande Quadreria. I cataloghi del museo documentano anche numerose opere d’interesse per gli appassionati delle visioni oltremondane. Qui vogliamo però soffermarci solo davanti a tre tele cinquecentesche del Giudizio universale, proposte una accanto all’altra in una sala del Museo.


La grande tela dell’anonimo pittore veneto si caratterizza per la sua spazialità. I protagonisti del Giudizio si muovono tra gli immensi spazi compresi tra il cielo e la terra, separati da una consistente coltre nuvolosa. Le tribune nuvolose della grande scena teatrale del giudizio sono affollate di santi e martiri: il San Lorenzo con la graticola li rappresenta tutti. I diversi flussi ascensionali dei beati risalgono l’atmosfera e vanno a occupare la vasta platea nuvolosa del Paradiso. A gestire i flussi e dirigere il traffico provvedono due angeli: San Michele in armi, con la spada sguainata e la bilancia a doppio piatto della psicostasia, e un secondo arcangelo che separa con lo spadone i buoni dai cattivi. L’originalità del dipinto si condensa in due punti. In alto, vediamo un grande buco che si è aperto in cielo: è attraverso di esso che il Cristo parusiaco ha lasciato il suo luminosissimo empireo, ha traversato i sette cieli ed è sceso sulle nubi per pronunciare il verdetto sulla salvezza e la dannazione dell’umanità risorta. Si tratta di una reinterpretazione della classica ‘mandorla’. L’altra originalità è in basso. Uno stagno paludoso separa la terraferma dalla città infernale in fiamme. La barca di Caronte provvede al trasporto dei dannati dall’una all’altra riva. Si noti la semplice geometria della zattera, una barca a fondo piatto, tipica imbarcazione dei pescatori della laguna veneta.


La prima tela di Tintoretto, dedicata al Giudizio universale, richiama ampiamente il soggetto trattato in Santa Maria dell’Orto. L’altra tela, sempre di Tintoretto, descrive un episodio biblico della vita di Mosè: mentre egli riceve sul monte le tavole della legge, il suo popolo infedele si costruisce un vitello d’oro da adorare. Nella parte alta del dipinto vediamo Javhè sorretto da un turbine di angeli in volo che consegna a Mosè le tavole della legge. Nella parte inferiore vediamo il popolo ebreo che costruisce l’anima di creta del vitello e raccoglie i gioielli d'oro per la sua fusione. L’episodio del vitello d’oro è anche interpretato come una metafora del giudizio universale: chi è fedele a Dio e segue la sua legge può salire sul monte del paradiso e godere della visione di Dio; chi gli è invece infedele fino all’idolatria è duramente punito e inviato nello Sheol.

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