Itinerario nella provincia di Venezia
Mirano. I Vizi alla guida del carro di Lucifero
Le tappe dell’itinerario
Mirano si trova nella pianura veneta, non lontano da Venezia, lungo la Via Miranese che collega Mestre a Padova. Sulla piazza centrale è la chiesa parrocchiale dedicata a San Michele, realizzata in forme classiche alla fine del Seicento. Un affresco del Giudizio universale, di grandi proporzioni, decora la volta della navata. L’ha dipinto negli anni 1847-48 Giovanni De Min, un pittore originario di Belluno, di formazione neoclassica e molto attivo in Veneto nella prima metà dell’Ottocento, specializzato in soggetti storici, religiosi e mitologici.
La prima scena, racchiusa nel semicerchio, descrive l’Empireo radioso. Dio Padre siede sul trono divino: con la mano destra stringe lo scettro della croce astile e con la mano sinistra accarezza il globo in segno di signoria sul creato. Sotto di lui è la colomba dello Spirito Santo. Gli fanno corona gli angeli che cantano incessantemente la sua gloria.
La seconda scena vede protagonista il Cristo, colto nell’attimo in cui solleva il braccio ed emette la sentenza. Accostata a lui, un passo indietro, è la madre Maria nel ruolo dell’interceditrice. Il giudice è circondato da una folla di angeli che esibiscono le arma Christi, ovvero gli strumenti della passione e della morte di Gesù: la grande croce, il titulus crucis, la lancia di Longino, la coppa dell’aceto, il martello e i chiodi, la corona di spine, il velo della Veronica, la canna, la colonna della flagellazione, il fascio delle verghe.
La terza scena comprende tutta la corte celeste, con gli uomini a destra e le donne a sinistra. Gli Apostoli sono preceduti da San Pietro con le chiavi, San Paolo con la spada del martirio e San Giovanni con il libro dell’Apocalisse; ci sono poi i patriarchi biblici (con Mosè e Davide che suona l’arpa), i martiri (Lorenzo con la graticola), i profeti, i confessori e i dottori della chiesa (Gregorio Magno col triregno e Girolamo). A sinistra vediamo Eva, la progenitrice, con le eroine bibliche, le vergini prudenti, le regine e le donne sante. In posizione centrale vediamo l’arcangelo Michele, con la spada sguainata e la bilancia a doppio piatto, che incarna l’esercizio della giustizia. Intorno a lui vediamo la personificazione delle tre virtù teologali: la Fede è una donna velata che regge in mano il calice, la patena e l’ostia; la Speranza è una donna con le mani giunte, con un’àncora ai piedi e lo sguardo rivolto verso il cielo da dove attende la salvezza; la Carità è rappresentata da una donna che allatta il suo bambino ed è circondata da altri pargoli.
Gli angeli sono i grandi protagonisti della parte centrale dell’affresco, quella intermedia tra il cielo e la terra. Gli angeli tubicini flottano in cielo, rivolti ai quattro angoli del mondo, e suonano le trombe del giudizio che chiamano i morti alla risurrezione universale. Altri angeli sollevano gli eletti in volo ascensionale verso il Paradiso celeste. A destra un cielo tempestoso è solcato da angeli in picchiata, armati di tutto punto; le loro spade fiammeggianti minacciano e terrorizzano la massa dei dannati.
La quinta scena descrive a sinistra gli eletti, risorti nudi, che si radunano nel giardino dell’Eden, refrigerium paradisiaco e si raccolgono nella preghiera di lode e di ringraziamento; iniziano quindi la loro ascesa lungo la scala santa, ne raggiungono il culmine e lì sono rapiti dagli angeli che fanno la spola con il Paradiso.
A destra vediamo la scena conturbante dell’arrivo della massa dei dannati all’Inferno, lo smottamento dei corpi, la caduta tra le fiamme, le posture scomposte, i gesti di disperazione, l’angoscia del futuro, l’urlo di terrore che esce dalle bocche, i visi stralunati e allucinati, il ribrezzo per il baratro che li attende.
La scena successiva è la più originale dell’affresco del De Min. Vediamo il carro trionfale di Satana entrare all’Inferno, trascinato dai sette vizi capitali. Lucifero giganteggia in piedi, muovendosi come una consumata star dello spettacolo, al suono del rock infernale; ha lunghe ali membranacee, due corna taurine sul capo, un vistoso bidente che brandisce con la mano destra e il lungo serpente, il tentatore dell’Eden, che lo avvolge nelle sue spire. Sul carro a quattro ruote è sistemato il trono regale, replica infera del Trono di Dio nell’alto dei cieli; le protomi dei braccioli sono statue di capri e le borchie delle ruote sono maschere di Gorgoni e volti di Ecate. Alla stanga del timone anteriore del carro sono aggiogate sette donne fornite di corna diaboliche, che interpretano i vizi capitali e che trainano il carro; vediamo la Superbia con la corona regale sulla testa, la Lussuria che si guarda nello specchio della sua maliziosa vanità, l’Avarizia con la testa dell’avido lupo, la Gola con il collo allungato, l’Ira che maltratta il proprio bimbo, l’Accidia che ciondola sonnolenta e l’Invidia che ha velenosi serpentelli sul capo. Alle spalle del trono vediamo altre due figure simboliche che spingono il carro di Satana: sono il cieco Furore (con la benda sugli occhi) e la Vendetta, sua fedele compagna.
L’ingresso della caverna infernale è presidiato dai ciambellani del Maligno, un gruppo di diavoli teratologici che allungano le loro zampe allungate e unghiute per abbrancare i dannati che piovono dall’alto. Nella grande voragine i ministri del castigo si dedicano alla sistematica tortura dei peccatori. Un demonio con il volto da caprone stritola un gruppo di dannati con la stretta possente delle sue braccia e un suo collega incede con un dannato sulle spalle preso per i piedi. Un altro demonio cinocefalo, dedicato all’accoglienza, abbraccia una dannata gratificandola di un bacio repellente. L’avaro è costretto a terra avvolto dai serpenti: una mummia gli strappa trionfalmente il sacchetto di monete dal collo mentre una gazza ladra gli strazia il corpo con i rostri e con il becco gli rapina le pepite d’oro inutilmente protette con la mano. Il goloso è immobilizzato da un nerboruto diavolo con le corna da antilope che lo stringe per i capelli e lo costringe a ingoiare bocconi immondi. Il bestemmiatore è morso sulla lingua da un serpente che gli entra in bocca. Un dannato è straziato da un diavolo dal muso leonino sulla piastra irta di chiodi per cardare la lana. L’Inferno di De Min è il trionfo della Bestia.
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