Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


L’accesso alle Pagliare di Opi è semplice ed evidente. Si trovano sotto il livello stradale della statale 83 che attraversa tutto il Parco, nei pressi dell’incrocio con le due strade che salgono rispettivamente a Opi e alla Forca d’Acero. I pannelli informativi forniscono le informazioni essenziali. Ciascuna fila di edifici comprende una sequenza di stalle diverse. Esse sfruttano il declivio del terreno e si strutturano su due piani: il piano alto, accessibile direttamente dalla sterrata a monte, è dotato di un’apertura con la porta in legno, che dà accesso al vano di stivaggio del fieno. Aggirando la pagliara sulla sterrata a valle, si ha accesso al piano basso che accoglie gli animali e le mangiatoie. In passato le stalle hanno ospitato - e ancora oggi accolgono - bovini, cavalli, pecore e capre, animali da cortile e in particolare i muli, utilizzati soprattutto nelle carovane per il trasporto del legname. L’acqua è fornita da un’antica fontana che sfrutta una sorgente locale e da un fontanile costruito di recente. Le pagliare sono affiancate da depositi di legna da ardere, da mucchi di letame, di strame e da covoni di fieno. In basso sono i piccoli orti accuratamente coltivati per l’autoconsumo. Dopo il terremoto che colpì le aree del parco nel 1984, la riparazione dei danni ha consentito la ristrutturazione di alcuni ambienti e la fornitura di servizi essenziali come l’elettricità. I racconti degli allevatori locali fanno affiorare gli elementi di continuità con il passato remoto ma anche la discontinuità segnata dalle politiche di gestione del territorio da parte del Parco e del Comune. Affascinanti sono le loro storie sui mulattieri, il tratturo, le grandi nevicate, i lupi, i bracconieri, le pecore rapite ai pastori transumanti, il passaggio della guerra.


Il progetto di riqualificazione


Il Comune di Opi e il Dipartimento di pianificazione design tecnologia dell’architettura dell’Università Sapienza di Roma, hanno avviato nel 2014 una collaborazione per definire possibili interventi di riqualificazione e sviluppo architettonico, tecnologico ed energetico dell’area Pagliara di Opi. Lo studio preliminare è stato mirato a individuare le tipologie d’intervento da adottare per il recupero di fabbricati e la creazione di strutture ricettive, attività produttive, turistico didattiche, di produzione agricola e allevamento e servizi. L’obiettivo è fornire una nuova destinazione ai fabbricati dell’area, avviando una riqualificazione graduale così da portare, in un quadro integrato e programmato, allo sviluppo di un’area unica nel suo genere in tutta la zona Parco. Le caratteristiche di borgo rurale dell’area la rendono perfetta per la riconversione in centro visita didattico a vocazione turistica, produttiva, artigianale, agricola e di allevamento.

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Itinerari

Le Pagliare di Opi

Siamo a Opi, nel Parco nazionale d’Abruzzo, sul percorso del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, là dove il fiume Sangro s’infila nella Foce, la prima delle gole che incontrerà nel suo percorso. Ai piedi del borgo di Opi si distende l’insediamento delle Pagliare. In Abruzzo il termine pagliare definisce quei villaggi agro-pastorali di montagna che accolgono d’estate i pastori-agricoltori provenienti dai paesi di fondovalle: le pagliare sorgono ai margini dei pascoli e dei campi coltivati d’altura e ospitano l’abitazione familiare, la stalla, il fienile, il laboratorio e il magazzino. Ma qui a Opi le Pagliare, pur mantenendo il loro carattere di vetusta architettura spontanea delle terre alte, hanno una connotazione del tutto originale. Si tratta di edifici destinati esclusivamente a stalle e fienili. Gli allevatori hanno le loro abitazioni in paese, separate dunque fisicamente dai ricoveri degli animali. Il villaggio è organizzato su più file parallele di caratteristiche stalle. Molte di queste sono abbandonate, ma altre sono ancora attive e frequentate, in una simbiosi di operosità agricola e zootecnica. L’impianto ‘urbanistico’ risale al Settecento e, all’epoca, rappresentò un intervento molto avanzato, forse unico, per la separazione delle stalle dalle abitazioni.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Le forme dell’edilizia rustica abruzzese sono oggetto di uno studio del geografo Mario Ortolani pubblicato con il titolo La casa rurale negli Abruzzi (Olschki, Firenze, 1971). Lo storico aquilano Alessandro Clementi ha dedicato alle Pagliare del Sirente uno studio che ne ricostruisce le vicende nel quadro dei processi relativi all’incastellamento e agli  insediamenti monastici  dell’Abruzzo montano. Lo si trova nel volume collettivo L’architettura spontanea in Abruzzo (Edizioni Menabò, Ortona, 2001). Il sito istituzionale de Comune di Opi (www.comune.opi.aq.it/) documenta il progetto di riqualificazione della Pagliara. Il Parco nazionale, attraverso le sue pubblicazioni e il suo sito (www.parcoabruzzo.it), fornisce ampie informazioni sugli itinerari nella zona e le caratteristiche del territorio.