Le tappe dell’itinerario
L’itinerario
La Montagna dei Fiori, insieme con la Montagna di Campli, forma il gruppo dei Monti Gemelli. La posizione isolata all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga ne fa un eccellente belvedere. L’accesso più agevole all’area sommitale è garantito da una larga strada sterrata che sale dalla località turistica di San Giacomo fino alla base della seggiovia di Monte Piselli, a 1400 metri di quota. San Giacomo è comodamente accessibile sia da Ascoli Piceno attraverso il Colle San Marco, sia da Teramo e Civitella del Tronto attraverso Le Ripe. Lasciata l’auto nel parcheggio della seggiovia, si può osservare subito una prima caciara isolata. Spostandosi di pochi passi, seguendo le segnalazioni, si scoprono nella macchia le tre caciare che danno il nome alla località. Grazie all’accurato restauro è possibile visitarne gli interni e apprezzarne la contiguità con i recinti pastorali (stazzi) i cui muretti sono stati rialzati. Si torna ora brevemente indietro sulla strada di accesso, di fronte alle catene dei monti della Laga e dei monti Sibillini, visibili in tutta la loro estensione. Transitati sotto una piccola edicola mariana scavata nella roccia, ci si abbassa leggermente e s’imbocca una strada sterrata più piccola che si dirama sulla sinistra. La stradina scende in una conca dove sono un rifugio pastorale in miniatura, una vasca di raccolta dell’acqua piovana e un fontanile. Si prosegue sulla sterrata (a destra è un’altra caciara tra i prati) e si va ad attraversare, ormai su sentiero, un’accidentata fascia di rocce. Al di là è ben visibile il solco del Fosso del Vallone che risaliremo fino al valico. Il sentiero sale dolcemente e raggiunge il laghetto di Sbraccia (1625 m), abituale luogo di sosta delle greggi e crocevia di numerosi sentieri. Nel frattempo avremo incontrato altre caciare appollaiate sul ripido pendio e sul piano a destra del lago.
Il Monte Girella
Iniziamo ora la salita più ripida che ci conduce sulla cresta della Montagna dei Fiori e verso la croce di vetta del Monte Girella (1814 m). Da questa terrazza panoramica ci si affaccia su un panorama circolare vastissimo, che comprende le Marche e l’Abruzzo. La costa adriatica è visibile dal promontorio del Conero fino a Pescara. L’ondulato tappeto di colline è inciso dalle valli dei fiumi Tronto, Tordino, Vomano, Tavo e Pescara e punteggiato di una miriade di città, borghi e villaggi. A sud ci si sporge sulla profonda gola del Salinello e sul monte Foltrone, rivestito di boschi. A occidente si percorre la sequenza di tutte le principali catene dell’Appennino centrale dalla Maiella al Gran Sasso, dalla Laga ai Sibillini. Dopo l’omaggio al paesaggio s’inizia la discesa percorrendo la larga cresta della montagna, guidati dagli ometti, tra prati e affioramenti di roccia. Si tocca il monte Piselli e si entra nell’area degli impianti della funivia. Intorno sono visibili altre caciare e baracche dei pastori. Lungo la pista dello sci o la sterrata di servizio si scende alla base degli impianti e alle Tre Caciare, dov’è il parcheggio. Il percorso ad anello si copre in circa 3 ore.
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Le Caciare della Montagna dei Fiori
Nome simpatico quello di “caciara”. Richiama subito il profumo del “cacio” lavorato e stagionato dai pastori. Un nome popolaresco e dialettale ma comunque erede diretto dell’antico caseus latino e diffuso anche in altri contesti remoti, come la casera delle valli alpine e il käserei del mondo pastorale tedesco. La caciara della Montagna dei Fiori era una costruzione d’appoggio per la custodia degli attrezzi e per la produzione dei derivati del latte, ma poteva funzionare anche come spartano ricovero d’emergenza del pastore. Ogni area di pascolo ne aveva una di riferimento. Poi, col tempo e il ridursi delle distanze dai paesi di valle, i pastori che vivevano in quota hanno preferito costruire baracche o rifugi certamente più confortevoli e laboratori di produzione in regola con le arcigne normative europee. Oggi le caciare sono un arredo caratteristico della collina e della montagna a sud del Tronto, una presenza diffusa nel paesaggio pastorale, un candido gioiello di edilizia spontanea incastonato sui pascoli, un richiamo irresistibile per gli escursionisti e i turisti. Questi bianchi funghi in pietra a secco, dal perfetto design emisferico, sono diventati così preziosi da meritare restauri e progetti di valorizzazione. Ne troviamo di dimensioni diverse, da quelle più grandi e capaci di ospitare agevolmente persone in piedi, a quelle più modeste e anguste, dove si entra solo carponi. Tutte hanno però la stessa finestrella aperta sopra la porta d’ingresso, con funzione di scarico dell’architrave. Anche la forma è sempre la stessa, a semisfera; tuttavia si può osservare a occhio nudo (e le misurazioni lo confermano) come esse si presentino leggermente schiacciate e quindi un po’ più larghe che alte. Alcune caciare hanno l’interno attrezzato con quel minimo di comfort che può essere garantito da un ripostiglio ricavato nel muro di pietra, dalla presenza di un focolare e di un’alcova. Si presentano prevalentemente isolate ma talvolta anche addensate in piccoli gruppi come nelle località dei “Casali” e delle “Tre caciare”. Sono costruite a secco, con pietre non lavorate, trovate sul posto. La costruzione e la copertura sono senza sostegno, con file di pietre progressivamente aggettanti verso l’interno fino al culmine chiuso da una lastra di pietra. L’itinerario che proponiamo dà la possibilità di visitarne una decina. E magari, nelle ore più calde dell’estate, trovare le pecore a mollo nelle acque del laghetto, il pastore a sonnecchiare sotto un ombrellone e il cane vigile ma riparato all’interno della caciara.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Il sentiero delle caciare è descritto in numerosi siti e pubblicazioni: si segnalano la Guida ai sentieri – Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga scritta da di Stefano Ardito (Gransassolagapark editore) e I Monti Gemelli – Le più belle escursioni, di Narciso Galiè e Gabriele Vecchioni
Agli escursionisti sarà utile la Carta dei sentieri - I Monte Gemelli (Montagna dei Fiori – Montagna di Campli), in scala 1:25000, a cura del Cai e della Provincia di Ascoli Piceno (Selca, Firenze). Alle caciare sono dedicati sintetici studi di Carlo Cappelli, Edoardo Micati e Marco Miosi.
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