Le tappe dell’itinerario
Le Case sparse
L’asse di riferimento del nostro itinerario è la strada asfaltata dedicata a Palmiro Togliatti, nota come la “panoramica”, che si stacca dal paese di Lecce nei Marsi (730 m) e sale fino ai 1425 m dell’area attrezzata del rifugio La Guardia. Le prime imponenti rovine sono subito visibili a destra della strada. Dopo 1,7 km, all’altezza di una croce di ferro che ricorda una Missione, s’imbocca sulla destra una stradina, prima asfaltata e poi sterrata, che raggiunge l’interessante chiesetta di Sant’Antonio (Madonna delle Grazie sulle carte), introdotta da una scalinata e dotata di un’area di servizio per i pellegrini. Lasciata l’auto, andiamo a piedi alla scoperta delle case sparse di Lecce. Esploriamo così una serie di frazioni e nuclei abitativi satelliti, collegati tra loro da stradine, tra campi terrazzati, pascoli, recinti e stazzi pastorali, campicelli protetti e antichi frutteti, a balcone sull’immensa piana del Fucino. Uno straordinario e malinconico mondo di pietra. Dalla chiesetta, tornando brevemente indietro, troviamo subito a sinistra il rudere della Ca’ Carlone. Ma è più interessante raggiungere il tornante della strada, dove sorgono le rovine della Ca’ Marino, accanto a un fontanile. I tetti e gli interni sono collassati, ma le mura sono rimaste in piedi e consentono ancora di studiare la struttura interna dell’abitazione principale e dei vicini edifici di servizio alla masseria. Si prosegue ora in direzione del colle di fronte: il vecchio tratturo, protetto da muretti di pietra, è infrascato e impraticabile, ma un ampio sentiero di pietra raggiunge la selletta e si biforca. A destra il tratturo scende tra i campi terrazzati verso lo spettrale borgo di Sierri, ridotto a una selva di mozziconi di muri puntati verso il cielo, una waste land di desolazione e rovine. Eppure - come per un miracolo - un aereo arco di pietra è incredibilmente sopravvissuto al sisma, simbolica porta d’ingresso al borgo coventrizzato. Risaliti sul colle, si va ora a visitare la Ca’ Buccella. La fattoria è disposta a semicerchio con gli edifici vicini intorno a un’ampia corte centrale. Con prudenza è possibile visitarne anche gli interni. Tutt’intorno è un pittoresco merletto di recinti di pietra, di varia forma e grandezza, a protezione di campi, frutteti e stazzi. Tornando verso la chiesa e l’auto, si può ancora imboccare una sterrata che si dirige a ovest in leggera discesa. In pochi minuti si raggiungono gli scarsi resti di un altro piccolo insediamento, significativamente chiamato Macchia, ormai conquistato dal bosco. L’intero circuito delle case sparse di Lecce si compie in un’ora.
Il castello di Lecce Vecchio
Ripresa l’auto si continua sulla sterrata che aggira la chiesetta e riporta sull’asfalto della Panoramica. A otto km da Lecce e alla quota di circa 1250, si alzano altri inaspettati ruderi. Il Castello di Litium, risalente al X secolo, sovrasta con la sua torre il nucleo del paese di Lecce Vecchio, abbandonato dopo il terremoto del 1915. Il colle che ospita l’abitato sorge sul lato sinistro della strada e confina a monte con una sterrata che si dirige verso le Prata e la Cicerana (sentiero T1 del Parco) e a valle con una seconda sterrata a margine di una zona di pascoli (sentiero S4). Conviene osservare l’abitato compiendone il periplo esterno. Per la visita ravvicinata occorre avventurarsi sui sentierini che risalgono il colle, ostacolati dai ‘cavalli di frisia’ degli spinosi cespugli della macchia che ha colonizzato i ruderi. L’esplorazione è comunque interessante, grazie anche agli scorci panoramici sui valloni e sui boschi circostanti. Il tempo di visita è inferiore a un’ora. A completamento dell’escursione conviene seguire la strada fino al termine e raggiungere il pianoro della Guardia, introdotto da una lapide che ricorda il sacrificio di un partigiano sovietico di nome Ivan. Qui sorgono un rifugio e alcuni edifici in pessime condizioni, accanto a una piccola sciovia in disuso e a un fontanile. Dal pianoro il sentiero S3, in piena immersione nel bosco, sale verso il monte Fontecchia e la lunga cresta che si affaccia sulla Vallelonga.
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Terremoto del Fucino. Il borgo vecchio di Lecce nei Marsi
Il 13 gennaio 1915 - cent’anni fa - un rovinoso terremoto sconvolse il Fucino e l’area della Marsica. Era stato preannunciato nei giorni precedenti da strani fenomeni: i gas infiammabili che fuoriuscivano dai terreni e le acque degli stagni e dei pozzi divenute improvvisamente bollenti. La scossa fu avvertita perfino a Roma, dove cadde una statua della basilica di San Giovanni. L’esito fu disastroso. “Paesi e borgate rasi al suolo come fieno sotto la falce”, scrive Don Guanella che visita i luoghi qualche giorno dopo. Uno spettacolo di apocalisse e oltre trentamila morti. A un secolo di distanza quelle rovine sono ancora intatte e ben visibili intorno a Lecce nei Marsi. Qui il terremoto provocò centinaia di vittime e costrinse gli abitanti superstiti ad abbandonare i borghi d’altura e a spostarsi più in basso. Il nuovo paese fu costruito ai margini orientali del piano del Fucino, a un livello di cinquecento metri più in basso rispetto al vecchio abitato, con l’opportunità di ricostruire case più confortevoli e di sviluppare un’agricoltura molto più produttiva. Proponiamo due facili passeggiate a piedi nei dintorni di Lecce, alla scoperta di rovine sorprendentemente conservate, in un gradevole paesaggio di pascoli, boschi, valli e monti, tutelato dal Parco nazionale d’Abruzzo.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Il programma delle iniziative in memoria del terremoto di Avezzano del 1915 è catalogato nel sito istituzionale www.centenarioterremotomarsica.it/. Molto interessanti sono i documentari filmati sui borghi terremotati della Marsica curati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: https://ingvterremoti.wordpress.com/2015/03/16/le-radici-spezzate-marsica-1915-2015/. Tra le pubblicazioni di taglio più storico e scientifico si segnalano “Fucino ieri” di Raffaele Colapietra e “13 gennaio 1915. Il terremoto nella Marsica” di S. Castenetto e F. Galadini (Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1999). Il sito istituzionale del Comune di Lecce nei Marsi racconta la storia del paese e propone un repertorio fotografico. Per l’orientamento sono utili le carte “Coppo dell’Orso - Carta dei sentieri della Vallelonga” in scala 1:25.000 e la “Carta turistico-escursionistica” del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in scala 1:50.000.
La ricognizione del percorso è stata effettuata il 17 maggio 2015
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