Le tappe dell’itinerario
L’itinerario
Percorrere le vie del borgo di Decontra è come sfogliare un’antologia dell’architettura rurale e montana abruzzese. Si osservano gli edifici di pietra a uno o più piani, in parte ristrutturati, destinati ad abitazione. A loro si affiancano i numerosi fienili di pietra dal tetto spiovente e i depositi di attrezzi con l’ingresso ad arco. Caratteristici sono anche i fontanili, i pozzi coperti da tetti di pietra, i muretti di recinzione delle aie, le lastre verticali di calcare utilizzate come barriere di separazione, i travagli per la ferratura dei quadrupedi. La chiesetta con il campanile a vela e le strutture di ospitalità completano il quadro.
Si esce dal paese e al primo quadrivio si va a destra sul vecchio sentiero, trascurando la strada bianca: qui si osserva subito una serie di pozzi chiusi da sportelli e coperti da cupola in pietra a secco. Al quadrivio successivo, prima di avviarsi sul vecchio tratturo pastorale (sentiero B1), si consiglia di percorrere per un tratto il sentiero per gli eremi di santo Spirito (CP – anello della Valle Giumentina). Nell’ordine si toccano una capanna di pietra a margine di un campo recintato, un fontanile con il beccuccio scolpito nella pietra, il sovrastante campo coltivato a farro con annessa capanna di pietra tra gli alberi dalla stretta apertura ogivale, il Fosso dei Valli protetto da muretti di pietra. Appena al di là del Fosso si scopre un vasto spazio di pascoli, punteggiato da innumerevoli cumuli di pietre e da recinti di confine dei vecchi fondi; si individua anche una capanna sottofascia dal piccolo ingresso a trabeazione orizzontale (quota 870).
Tornati al quadrivio precedente ci si avvia sul sentiero B1. Si tratta del vecchio tratturo di Pratedonica che i pastori di Decontra percorrevano per salire ai ricchi pascoli di Piana Grande della Maielletta. Paolino Sanelli lo ricorda in questi termini: «Quando avevo dodici anni, mio fratello Antonio partì per il militare e così mi mandarono a pascolare le pecore. Avevamo cinquanta pecore e io mi divertivo a portarle sulla montagna. C’erano tanti pastorelli e pastorelle e ci incontravamo in montagna. Siccome i terreni erano coltivati sino a mille e trecento metri, le pecore le portavamo alle quote alte sui pascoli di Piana Grande, dove tutti noi pastorelli facevamo baldoria e giocavamo. Da aprile a giugno stavamo in montagna, e poi Piana Grande veniva occupata dai greggi che tornavano dalla transumanza. Era proprio uno spettacolo quando tornavano le greggi dalla transumanza ed era una bella festa. A quel momento noi pastorelli ci ritiravamo più in basso, vicino al paese o vicino al fiume Orfento».
Il tratturo è protetto da muretti e transita tra campi terrazzati e recinti di pietra con ampia vista panoramica; è tuttavia sassoso e scomodo, tanto da invitare a preferirgli la strada sterrata (percorribile anche con mezzi fuoristrada), meno diretta ma più agevole. Seguendo la strada si fotografa d’infilata una bella serie di capanne di pietra. Alla prima netta curva a sinistra, inoltrandosi a sinistra tra i campi, si trova la capanna di quota 953, invasa dalla vegetazione ai margini di un boschetto.
Al successivo tornante, poco prima di un grande ovile sociale moderno, proprio sulla curva parte un sentierino in salita a fianco della macchia: pochi metri portano alla capanna più bella della zona (quota 1001), dalla forma cilindro-conica, inserita in un complesso diruto. Tornati alla sterrata e subito dopo la stalla moderna, si lascia nuovamente la strada per il sentiero segnato sulla sinistra; poco più in alto si raggiunge una capanna a lastre (quota 1037) in bella posizione. Tornati sulla strada, al termine di un breve tratto rettilineo, si raggiunge la capanna di quota1026: splendido panorama su tutta la valle dell’Orfento da Caramanico alle cime della Maiella e sulla Valle dell’Orta fino al Guado di San Leonardo. Si prosegue sulla strada che svolta a sinistra e arriva ad affacciarsi sull’altro versante: qui il panorama è ricco di particolari sul Vallone di Santo Spirito, gli eremi e la parete di roccia dell’Orso. A destra della strada, in alto, si raggiunge la capanna di quota 1129. Altre capanne sono più in alto, ai margini del bosco, alle quote 1283 e 1357. Si raggiunge infine il bivio per l’eremo di San Giovanni all’Orfento, il più nascosto dei luoghi di ritiro e di culto eretti da Celestino V nelle aspre valli della Maiella; è interamente scavato nella roccia e vi si accede strisciando un po’ avventurosamente in un angusto passaggio su una stretta cengia rocciosa. Per la visita dell’eremo è necessario comunque richiedere al centro di visita di Caramanico un permesso gratuito di accesso alla Riserva dell’Orfento.
Il commento finale a questa passeggiata lo affidiamo ancora una volta a Paolino Sanelli: «C’erano tante strade piccole, tutti percorsi dove ora non passa più nessuno, che non servono più: erano dei sentieri. Era bello camminare, in quei tempi, in un altro paese o in un altro posto, camminando a piedi, era come un viaggio e una bella avventura: non si pensava alla fatica, si camminava e si guardava la bella magia dei paesaggi. In questi percorsi, noi viaggiatori conoscevamo tutte le fontane, le sorgenti, gli alberi freschi con l’ombra buona, le chiesette ed i punti curiosi dove ci voleva tanta attenzione perché erano pericolosi. Ogni sentiero aveva una sua bella storia: li avevano tracciati i nostri nonni antichi».
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Le pietre antiche di Decontra
Decontra è un borgo appartato della Maiella, eccentrico rispetto alle vie di comunicazione più frequentate. Per visitarlo occorre infilarsi nella tortuosa strada asfaltata che sale da Caramanico Terme, comune del quale costituisce una frazione. Ma chi l’ha conosciuta una volta, torna a frequentarla sempre volentieri, grazie all’accoglienza che vi riceve e all’attrattività dei suoi dintorni. Gli amanti dell’escursionismo e gli appassionati di architettura spontanea troveranno in particolare una via di monticazione che sale verso i pascoli alti della Maiella, fiancheggiata da capanne in pietra a secco e dallo scrigno segreto di un eremo nascosto, intagliato tra le rocce. Sarà anche più interessante accompagnare i passi dell’escursione con i ricordi di Paolo Sanelli, pastore e agricoltore di Decontra. “Paolino” ha voluto raccogliere i ricordi della sua lunga vita in un gradevole libricino dal titolo “I miei sogni sono stati tutti sulla Maiella”. I capitoli del libro ripercorrono episodi dell’infanzia, i racconti della seconda guerra mondiale, gli anni del dopoguerra, le storie delle pecore e dei lupi, i lavori nei campi, i lavori delle donne, il corteggiamento e il matrimonio, l’emigrazione in Inghilterra, la religione e la frequentazione degli eremi, i rimedi della medicina popolare, l’alimentazione contadina.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Il sussidio più utile all’escursione è il volume Paesaggio agrario costruito, diffuso gratuitamente nei centri di visita e scaricabile dal sito del parco della Majella; la guida censisce le capanne di pietra (con foto e geo-referenziazione) e indica gli itinerari del Parco. Per la cartografia si suggerisce la carta dei sentieri del Parco della Majella occidentale, in scala 1:25000, edita nel 2014 da Majambiente. L’editore Carsa pubblica nella collana Scrigni due guide scritte da Edoardo Micati: la prima ha per titolo Eremi d’Abruzzo. Guida ai luoghi di culto rupestri; la seconda è Pietre d’Abruzzo. Guida alle capanne e ai complessi pastorali in pietra a secco. I ricordi di Paolo Sanelli, raccolti da Marco Manilla, sono pubblicati dalle Edizioni Menabò nel volumetto I miei sogni sono stati tutti sulla Maiella.
La ricognizione del percorso è stata effettuata il 31 luglio 2014
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