Le tappe dell’itinerario
L’itinerario
Uno dei diversi possibili punti di partenza dell’itinerario è la località Macchie di Coco, posta sulla strada che da Roccamorice sale verso la montagna in direzione di Fonte Tettone e del Block-Haus. Percorsi 4 km dal paese, poco oltre il segnale del km 8, si trova un bivio con le diramazioni sulla destra che portano a due degli eremi più noti della Maiella (Santo Spirito e San Bartolomeo in Legio) e alla Scuola di roccia. Dal bivio si raggiunge in pochi passi l’interessante masseria delle Macchie di Coco, ancora attiva: gli edifici tradizionali si integrano con un gruppo di capanne di pietra poste sull’aia di fronte e in un recinto al di là della strada. L’insieme rende bene le funzioni di una fattoria che si occupava sia di agricoltura che di pastorizia a una quota di 800 metri, non lontana dal paese di riferimento.
Il sentiero del Parco (CP) risale ora la costa della Cavallara, incrociando la strada per Fonte Tettone e la diramazione per un ovile sociale moderno. Gli occhi fotografano un paesaggio segnato dalla presenza di un brulli pascoli, mucchi di sassi frutto dello spietramento dei campi, recinti confinari e terrazzamenti, vallecole un tempo coltivate. In questo paesaggio lunare, ben mimetizzati tra i cumuli di pietre di pietra, occhieggiano gli ingressi di alcune capanne di pietra isolate o integrate a recinti, abbandonate da tempo a causa dal progressivo rarefarsi delle attività pastorali. Ritrovata la strada, da una curva a gomito (se in auto, a 2,3 km dal bivio di Santo Spirito) parte sulla sinistra una pista che raggiunge la sommità del colle e ne percorre la cresta fino al villaggio della Civita. Sul versante del Fosso Capanna e delle alture di fronte, il paesaggio cambia. Le greggi al pascolo sono più numerose. I muretti di pietra cingono alcune particelle di terreno coltivate ancora oggi. Verso l’acropoli si addensano recinti e capanne che sono mute testimoni di una vita un tempo intensa. Tra le altre, nella parte alta, a quota 1169, si segnala un bell’esempio di capanna-ricovero di forma cilindro-conica.
Si giunge ora al villaggio della Civita, addossato alla parete rocciosa del colle. Vi si può anche giungere direttamente in auto, parcheggiando nel piazzale al km 11,500 della strada per fonte Tettone. In questo caso si raggiunge il villaggio di pietra risalendo la stradina in ripida pendenza diretta verso le rocce sommitali. Un sinuoso percorso di visita collega le cinque capanne di pietra e i tratti murari. Colpiscono alcuni particolari: lo sviluppo su piani sovrapposti, il mungitoio coperto a doppio ingresso, la pavimentazione in pietra di un interno, la gestione degli spazi, l’appoggio alla parete di roccia, gli ingressi a sesto acuto.
Il sentiero segnato si dirige ora a nord, scende a traversare il Fosso Capanna e risale l’altura di fronte incrociando (e condividendo per un tratto) un altro sentiero segnato del Parco (CP - Anello del Colle Astoro). Dall’incrocio dei sentieri è raccomandabile una breve risalita del sentiero di destra (est) per scoprire un complesso recintato con capanna, denominato “il canile”. I motivi d’interesse sono diversi, a partire dalla vasca scolpita nella roccia e dalla cuccia per il cane ricavata nella parte alta del muro interno; l’architrave della capanna di pietra reca incisa la data di costruzione (1938); il bell’ingresso è fornito anche di una pietra forata per legarvi la cavezza del mulo. Si torna indietro, verso la Valle Ardenga e il Colle dell’Astoro. Trascurando il sentiero segnato, dal Canile si può seguire un sentierino più in quota che incrocia una piccola capanna dotata di finestra e poco dopo un bel recinto circolare, detto “il serpente”, con due capanne poste alle estremità. Da qui, scendendo sulla verticale, si torna all’incrocio dei due sentieri e si va a destra verso i complessi della Valle Ardenga. Il primo incontro è con il recinto delle “tre capanne”. Se si risale la valletta si trova il complesso del “triangolo”, seguito dal gruppo di capanne con cortile recintato denominato “colle dell’astoro”. Dall’incrocio di sentieri della Valle Ardenga si riprende ora il percorso segnato dell’anello del Colle della Civita. Dopo aver ammirato un recinto con una capanna all’ombra di un grande faggio si scende (sud) verso il Fosso Capanna. In questo tratto si osserva la Fonte detta “del Tasso” (frequentata, secondo la tradizione, dal poeta Torquato Tasso). Negli anfratti rocciosi sono state ricavate alcune grotte pastorali chiuse da muretti; all’interno dei ripari si trovano ripostigli e mungitoi. Si risale il Colle della Civita, percorrendo spazi ancora messi a coltura e toccando altre belle capanne di pietra. Chiuso l’anello, si torna al punto di partenza.
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L’architettura agro-pastorale sulla Maiella: l’anello del Colle della Civita
Il villaggio pastorale del Colle della Civita è ormai diventato un’attrazione per i frequentatori della Maiella. Esso combina il pregio della sua facile accessibilità all’assoluta originalità del complesso. È un villaggio su più livelli, interamente costruito in pietra a secco nel 1940, appoggiato alla parete rocciosa del Colle della Civita, destinato ad accogliere i pastori durante la permanenza estiva sui pascoli montani. Una piccola cittadella di pietra nella quale ci si aggira in modo quasi labirintico tra corridoi, gallerie, varchi e ingressi a sesto acuto. Vi si riconoscono le abitazioni, i pavimenti lastricati, il camino e i ripostigli, l’ovile e i recinti per il bestiame, il mungitoio, i depositi degli attrezzi da lavoro. Un villaggio che è la memoria pietrificata di un’antica forma di vita. Bene ha fatto il Parco a segnare e promuovere un anello escursionistico che ha il suo fulcro nel villaggio e che consente altresì di esplorare nei dintorni altri complessi esiti pastorali di rilevante interesse.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Il sussidio più utile all’escursione è il volume Paesaggio agrario costruito, diffuso gratuitamente nei centri di visita e scaricabile dal sito del parco della Majella; la guida censisce le capanne di pietra (con foto e geo-referenziazione) e indica gli itinerari del Parco. L’editore Carsa pubblica nella collana “gli scrigni” la guida di Edoardo Micati dal titolo Pietre d’Abruzzo. Guida alle capanne e ai complessi pastorali in pietra a secco. Al mondo pastorale di Roccamorice è dedicata la ricerca realizzata da Alessandro Sonsini e Simone Angelucci e pubblicata dalle edizioni Menabò con il titolo La morra. Memorie ed eredità della pastorizia non transumante.
La ricognizione del percorso è stata effettuata l’1 agosto 2014
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