Itinerario nella provincia di Bolzano
Merano. La visione dei Novissimi nella chiesa di Santa Maria del Conforto
Le tappe dell’itinerario
Elegante e affollata, la città di Merano accoglie folle cosmopolite di turisti che vengono a purificare il corpo e la mente. Acque termali e paesaggi montani sono infatti la sua accoppiata vincente. Non va però trascurata la visita dell’antica chiesa di Santa Maria del Conforto, nella zona di Maia bassa. La sua architettura romanica è ancora ben percepibile, nonostante le modifiche e gli innesti successivi. Ancor più apprezzabili sono gli affreschi che ne rivestono l’esterno e l’interno. Essi consentono di ricostruire l’intero ciclo che va dalla fine della vita umana al destino delle anime dopo il giudizio universale. Sul muro meridionale esterno della chiesa, tra i notevoli affreschi di scuola locale del secolo XIV, selezioniamo un Trionfo della morte e il Giudizio finale mediante la pesatura delle anime sulla bilancia dell’arcangelo Michele. All'interno, tra gli altri affreschi trecenteschi della parete settentrionale, sono visibili le scene del Giudizio finale, con la risurrezione dei morti, il Paradiso e l’Inferno.
L’affresco del Trionfo della Morte ci è giunto mutilato, ma ancora leggibile in alcune parti che consentono un parallelo con l’affresco analogo nella Chiesa dei Domenicani a Bolzano. La Morte è raffigurata a dorso di un cavallo in corsa, con i lunghi capelli e il mantello al vento. Il braccio destro regge una lunga falce che miete impietosamente le vite della gente. Regge anche, probabilmente, un arco dal quale scocca dardi mortiferi: uno di questi dardi trafigge una vittima che si riteneva al sicuro e al riparo nella sua casa. All’ingresso di un palazzo gentilizio un gruppo di persone attende atterrito il suo destino. L’animula di una delle vittime della Morte viene raccolta da un angelo e condotta al giudizio individuale.
L’affresco sovrastante descrive la scena della Psicostasia. Ne è protagonista l’arcangelo Michele, raffigurato con l’aureola, le lunghe ali spiegate e un elegantissimo mantello. Michele regge con la mano sinistra una grande bilancia a doppio piatto, sulla quale è in corso la pesatura di un’anima; con la mano destra impugna una spada sguainata che serve a tenere a bada un minaccioso diavolo armato di tutto punto, con spada, corazza e scudo, le cui zampe artigliano il braccio della bilancia; un plotoncino di diavoli tenta vanamente di condizionare la pesatura dell’anima, aggrappandosi al piatto delle opere cattive per farlo pendere dalla propria parte.
La scena della risurrezione dei morti è particolarmente efficace. I risorgenti sono colti nelle fasi successive della rigenerazione dei corpi e della restaurazione delle membra disperse. Un uccello rapace in volo, forse un avvoltoio che aveva a suo tempo divorato un cadavere, restituisce il braccio a un risorgente monco e ancora mummificato. Un vescovo che ha ormai pienamente ripreso le sue sembianze da vivo, compresa la mitria simbolo del suo rango, sembra rallegrarsi alla notizia della favorevole sentenza del giudice.
Alle spalle del vescovo il corte dei beati si avvia verso il paradiso ed entra per una grande porta aperta nella merlata città celeste.
Sul fronte opposto è la dolente scena del corteo dei dannati che si avvia verso l’inferno. Sconfortati e rassegnati affollano le fauci del leviatano con volti che strappano la compassione. Tra le figure degli alti prelati, dei re, delle religiose e dei religiosi occhieggiano neri volti demoniaci.
Più in alto, al di sopra delle montagne dolomitiche, compare la grande figura del Giudice, il Cristo parusiaco che torna sulla terra attraversando l’empireo e stagliandosi nella mandorla con i colori dell’arcobaleno della nuova alleanza. Ai suoi piedi è Maria sua madre, in ginocchio nella preghiera dell’intercessione, che implora la misericordia del Figlio per i risorti. Ai lati del giudice siede il tribunale celeste: esso è formato dagli apostoli assisi sugli scranni e schierati in coro su un’ampia predella di legno.
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