Itinerario nella provincia di Bolzano
Sesto. La danza macabra di Rudolf Stolz
Le tappe dell’itinerario
La rotonda del cimitero di Sesto, in Val Pusteria, è rivestita all’interno da una lunga fascia di affresco che propone una meditazione sulla morte. Il dipinto è stato realizzato nel 1923 da Rudolf Stolz (1874-1960), un pittore altoatesino formatosi a Monaco di Baviera. Il tema richiama un soggetto molto popolare nel mondo medievale tedesco: la danza macabra (totentanz). Lo scheletro della morte si accompagna a sette personaggi rappresentativi della gerarchia sociale, ricordando loro la brevità della vita umana e richiamandoli alla necessità di tenersi sempre pronti all’ultima ora, secondo l’ammonimento Estote parati del Vangelo di Matteo: «Et vos estote parati quia qua nescitis hora, Filius hominis venturus est - Perciò anche voi tenetevi pronti, perché nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo» (Mt 24,44). Stolz raffigura i diversi personaggi in modo sereno e austero, privi quindi di quelle espressioni di terrore prevedibili nell’incontro improvviso con la morte. Come pure sono assenti quelle espressioni di satira sociale e di revanche contro i potenti, che talvolta la morte assume negli affreschi del genere. La caratterizzazione delle coppie è affidata a icastici testi in rima, nel tedesco aulico, riportati nei cartigli in basso.
Il primo personaggio è il sovrano, raffigurato con tutti i tradizionali simboli del suo potere: la corona in testa, lo scettro nella mano destra, il globo nella mano sinistra (a simbolizzare la sua signoria sul mondo), la spada al fianco, il collare della nobiltà, l’abito sfarzoso. Lo scheletro della morte danza al suo fianco con la falce sulla spalla e la clessidra in mano e dice «Abgelaufen ist der Sand, leg das Zepter aus der Hand», invitando cioè il re a deporre il suo scettro, ora che la sabbia ha finito di fluire nella clessidra.
Il secondo personaggio è la beghina, raffigurata nel suo severo abito monacale, con un libro sacro in una mano e una candela accesa nell’altra mano. La morte le volteggia alle spalle e con un gesto dispettoso e simbolico le spegne lo stoppino dicendole «Weib, die Andacht ist zu End, Müßig deine Kerze brennt» e cioè che la Messa è ormai finita e non ha senso tenere ancora la candela accesa.
Il terzo personaggio è un contadino che indossa il lederhose, l’abito tradizionale tirolese e un cappello a larghe falde e che ha in mano lo strumento del suo lavoro. La morte sembra prendersi gioco della sua fierezza e lo irride con la mano sul fianco dicendogli «Manneskraft und Schaffenstrieb Knickt wie Gras mein Sensenhieb» e cioè che tutta la sua forza creatrice si spezza come l’erba sotto un colpo di falce della morte.
Segue la scena patetica del neonato perfidamente cullato tra le braccia della morte al canto di «Schlaf mein Engel, schlafe süß, Du erwachst im Paradies», una ninna nanna che dice «Dormi angelo mio, dormi sereno, che ti sveglierai in paradiso».
Il quinto personaggio è un giovane viaggiatore, forse un pellegrino, con il suo bagaglio infagottato sul fianco, che cammina aiutandosi con un bastone. La morte gli marcia a fianco irridente, seguendone il passo e copiandogli il cappello; ha il bastone in spalla e lo abbraccia familiarmente rincuorandolo a modo suo «Nicht so traurig junges Blut, Heimwärts zieht man frohgemut» e cioè «Non essere triste sangue giovane, Si va allegri verso casa».
Il sesto personaggio è una giovane sposa, dall’elaborata pettinatura, che indossa un corpetto su un abito importante e regge tra le mani un fiore rosso. Lo scheletro della morte le danza affianco corteggiandola e invitandola a ballare con lei «Holde Maid im Myrtenkranz, Folge mir zum Hochzeitstanz».
L’ultimo personaggio è un vescovo benedicente, che indossa la mitria, la cotta, la stola e il piviale. La morte lo assiste reggendogli il pastorale e dicendogli allusivo «Bischof mit dem Hirtenstab Nehm ich schwere Last dir ab» e cioè «Vescovo con il bastone da pastore, ti libero dal tuo carico pesante».
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