Itinerario nella provincia di Bolzano

Badia. Il Giudizio finale nella Chiesa di Santa Croce

Le tappe dell’itinerario

Il santuario e l’ospizio della Santa Croce, a 2045 metri di quota, sono una delle attrazioni della Val Badia e una meta turistica obbligata per i frequentatori del parco naturale di Fanes-Sennes-Braies. Li si raggiunge con una salita di due ore lungo il sentiero che sale da San Leonardo in Badia. Ma la presenza della seggiovia è in grado di ridurre la fatica a pochi minuti di passeggiata sul percorso della Via Crucis. L’attuale chiesa fu consacrata nel 1484 dal vescovo Konrad di Bressanone e fu successivamente affrescata e dotata di servizi per i pellegrini che salivano ad onorare la reliquia della croce di Cristo.


All’interno della chiesa una lunetta propone un dipinto con la visione del Giudizio finale. Non si tratta certo di un capolavoro, ma la scena risulta piuttosto animata e riesce a rendere la concitazione dei destini dei risorti nell’ultimo giorno dell’umanità. La figura di San Pietro in basso a sinistra, che impugna fieramente le chiavi del regno, indica ai beati la loro destinazione finale ma sembra anche voler contrastare con la potenza del simbolo cristiano l’opposta tracotante visione dell’inferno. Attorno a Pietro si accalca l’immensa schiera dei salvati: molti sono ancora nudi; altri portano un velo sui fianchi; tutti corrono ansiosi di trovare un rifugio per sfuggire alla selvaggia zuffa tra angeli e diavoli in corso al centro della scena. Sull’altro versante è la diabolica gola del Leviatano, il mostro infernale con gli occhi di bragia e le narici fuligginose. La sua bocca sprizza lingue di fuoco tra i lunghi denti aguzzi. La abitano neri diavoletti muniti di forconi e rampini, utili per afferrare i dannati e spingerli tra le fiamme verso il fondo dell’inferno. Il corteo dei dannati è sospinto con decisione e violenza da un angelo che agita la sua spada fiammeggiante. I diavoli sono costretti a un superlavoro per buttare i reprobi nell’anticamera dei gironi punitori. Da notare le figurine dei religiosi tonsurati, presenti in entrambi gli schieramenti. Al centro, in basso, è rappresentata la scena dei defunti che si risvegliano dal sonno mortale e si sollevano dai loro sepolcri per osservare gli eventi in corso. Un diavolaccio nero, complice l’assenza degli angeli, compie la sua personale razzia di anime destinate alla dannazione. Più in alto gli angeli tubicini fanno squillare le loro trombe per risvegliare i morti e chiamarli al giudizio individuale. Ancora più in alto, sopra le nubi, Gesù siede sull’arcobaleno della nuova alleanza per pronunciare il giudizio universale. Le piaghe che egli esibisce e la croce con gli strumenti della passione che appare tra le nuvole, ricordano a tutta l’umanità che la salvezza è stata resa possibile dalla sua passione, morte e risurrezione. La sentenza di condanna e quella di salvezza sono simbolizzate dalla spada fiammeggiante e dal giglio che escono dalla bocca di Gesù. Fanno corona al giudice i due intercessori, la madre Maria e Giovanni il Battista, e la folla di santi. Tra i beati spiccano le palme dei martiri. Su tutti aleggia la colomba dello Spirito santo.

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