Itinerario nella provincia di Bolzano

San Candido. Le battaglie apocalittiche dell’arcangelo Michele

Le tappe dell’itinerario

Il Comune di San Candido (Innichen, in tedesco) è uno dei centri più noti dell’alta Val Pusteria. Tra i suoi monumenti si segnala la chiesa di San Michele Arcangelo, le cui origini risalgono al dodicesimo secolo ma che oggi ammiriamo, grazie alla trasformazione operata nel 1735, nelle forme eleganti del barocco tirolese e nei suoi richiami al rococò. La nostra attenzione si concentra comunque all’interno della chiesa sul ciclo di dipinti che il pittore barocco Christoph Anton Mayr realizzò nel 1760 sulla volta della navata. Il ciclo è dedicato all’arcangelo Michele, patrono della chiesa, e alle sue apocalittiche battaglie contro il demonio in qualità di capo delle milizie celesti, difensore della chiesa, giudice delle anime. Il programma iconografico è opportunamente introdotto da una scritta dedicatoria sulla volta che recita: «Reparatio Luciferi Victori Deiparae Defensori Ecclesiae Huius Civitatis Titulari Singula Ex Aequo Trutinanti Sacrata», ovvero «riparazione consacrata al vincitore di Lucifero, difensore della Madre di Dio, titolare della chiesa di questa città, il quale pesa giustamente i singoli peccati».


Il dipinto all’inizio della navata descrive una scena di “giudizio particolare”. Un morente spira nel suo letto, circondato dai suoi familiari e da un sacerdote che lo assiste nei suoi ultimi momenti. In cielo appare Gesù Cristo, nel suo ruolo di giudice supremo, mentre esibisce la croce della sua passione, segno di salvezza per l’umanità. Inginocchiata ai suoi piedi, la madre Maria intercede per la salvezza del defunto. Il suo angelo custode avvia l’anima all’immediato giudizio individuale sui piatti della bilancia del ponderator. L’arcangelo Michele, in abiti militari, regge la bilancia a doppio piatto e con la spada sguainata tiene a distanza il serpente diabolico. Intorno ai piatti della bilancia si sviluppa una simbolica battaglia tra il bene e il male. Un demonio cerca di far pendere il piatto della bilancia dalla propria parte, collocandovi sopra i simboli dei peccati capitali che estrae da una cornucopia: nel caso specifico poggia sul piatto un sacchetto di monete, simbolo del vizio capitale dell’avarizia. Il dipinto di Christoph Anton Mayr sembra qui richiamarsi alla preghiera che si recitava nella messa per i defunti secondo l’antico rito liturgico: «O Signore Gesù Cristo, re della gloria, libera le anime di tutti i defunti dalle pene dell’inferno e del lago profondo; lìberale dalla bocca del leone; non le assorba il Tartaro, né cadano nella regione oscura: ma il condottiero San Michele le presenti nella luce santa che una volta promettesti ad Abramo e alla sua posterità».


La seconda scena dipinta sulla volta è la visione della donna e del drago, il celebre dramma dell’Apocalisse che si svolge tra cielo e terra. Si tratta di un’immagine tripolare, giocata sulla donna, l’angelo e il drago a sette teste, affiancata dalle immagini dei progenitori ai tempi dell’innocenza e dalle conseguenze del peccato originale. In alto è la madre di Gesù, vestita di bianco e di blu: «un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto» (Ap 12,1-2). Il secondo polo è concentrato nella plastica immagine dell’arcangelo Michele, vestito di una leggera armatura e protetto da uno scudo, con la spada sguainata e fiammeggiante e con un mantello svolazzante di vivido colore rosso. Il terzo polo è costituito dal drago furente a sette teste, respinto dalle nuvole verso il basso.


La terza scena dipinta sopra l'altare descrive la battaglia tra gli angeli fedeli, guidati da Michele, e gli angeli ribelli a Dio, guidati da Lucifero. La caduta degli angeli ribelli richiama le parole apocalittiche: «scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» (Ap 12,7-9).

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