Itinerario nella provincia di Bolzano
Bressanone. Il Giudizio finale nella chiesa di Meluno
Le tappe dell’itinerario
Meluno (Mellaun, in tedesco) è una delle panoramiche frazioni di Bressanone (Brixen) che s’incontra dopo Cleran, salendo verso Sant’Andrea in Monte. La chiesetta di San Giovanni Evangelista vi è stata edificata verso la metà del XV secolo e racchiude all’interno alcuni piacevoli affreschi, opera di scuola del maestro Leonardo di Bressanone, che raffigurano la passione di Cristo e la vita di S. Giovanni. La nostra attenzione si concentra sull’affresco del Giudizio Universale, che risale al 1464.
La figura centrale è il Cristo che giudica l’umanità risorta. L’immagine del giudice è inscritta in un’ellisse che modifica la tradizionale geometria della mandorla. Il varco nell’empireo, il sedile e l’appoggio per i piedi sono altrettanti arcobaleni. L’arco iridato ha qui il significato della pace tra l’uomo e Dio e della rinnovata alleanza. Il giudice indossa tunica e mantello rossi con risvolti verdi e reca sul capo un’aureola dorata con inscritta una croce rossa. La sentenza di condanna e di assoluzione è stata resa dall’artista con due diverse modalità. La prima è la modalità gestuale: il giudice solleva il braccio destro nel gesto della benedizione trinitaria rivolta ai buoni; la mano sinistra è invece distesa verso il basso nel gesto di respingere e allontanare da sé i cattivi. La seconda modalità è il simbolismo dei due oggetti che fuoriescono dalla bocca di Gesù: il giglio, che è simbolo della sentenza di misericordia e la spada, che è simbolo della sentenza di giustizia punitiva. Un ulteriore elemento colpisce nell’immagine di Gesù: è il suo cuore, che l’artista ha voluto dipingergli sul petto per mettere in evidenza e simbolizzare il suo amore per l’umanità; il cuore di Gesù diverrà alcuni secoli più tardi oggetto di una diffusa e specifica spiritualità. La visione del Cristo giudicante si completa con l’esibizione degli strumenti della sua passione. Un angelo sontuosamente vestito regge la croce della crocifissione, cui sono appesi i chiodi ancora sanguinanti, la corona di spine, le fruste della flagellazione e la spada che ferisce il costato; l’angelo indica con il dito ai risorgenti queste memorie della passione, a sottolineare che solo grazie all’estremo sacrificio di Gesù essi possono salvarsi.
Il dipinto si articola su due spazi orizzontali, la scena del cielo e gli avvenimenti sulla terra. In cielo l’artista ha dipinto due grandi angeli dalle ali colorate con le trombe in bocca e i vexilla regis: il suono delle trombe è destinato a risvegliare i morti e chiamarli alla risurrezione universale. Ai lati del giudice siede il tribunale celeste: vediamo a sinistra Maria, la madre di Gesù, con i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni; sul lato opposto siedono, in spazi ristretti, gli altri nove apostoli.
In basso a sinistra è rappresentata, in dimensioni ridotte, la risurrezione dei morti: i corpi nudi escono dalla nuda terra e congiungono le mani nel gesto della preghiera e della speranza di una sentenza di salvezza.
Un angelo guida il corteo dei beati, indicando loro la destinazione celeste del Paradiso. Nel primo gruppo sono rappresentate le gerarchie terrestri: il papa col triregno, il cardinale con la berretta, due vescovi con la mitria, due re con la corona, i religiosi con la tonsura, i dignitari e i nobili. Il secondo gruppo più in basso vede prevalere la componente femminile, divisa tra le donne del secolo e le religiose, inframmezzate da giovani eleganti.
A destra in basso è raffigurata la caverna dell’Inferno. Un angelo con la spada sguainata spinge un gruppo di dannati tra le lingue di fuoco. I dannati, spaventati e disperati, affollano il fondo della caverna; gli abiti e i copricapi danno un’idea della composizione sociale dei dannati. Due pene sono descritte con i tradizionali attributi: la forca, cui i dannati sono impiccati con la parte del corpo colpevole del peccato; la caldaia bollente piena di dannati, rimestati dai diavoli.
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